Il Borgo San Salvario è nato 158 anni fa, ufficialmente il 13 marzo 1851. Prima della sua nascita si trovavano nel territorio il Castello del Valentino e il Convento e Chiesa di S. Salvario (dal piemontese Salvari, Salvatore), edificati entrambi nel XVII secolo. Era aperta campagna, anche se in prossimità della città antica. La Madama reale, da cui via Madama Cristina, oggi arteria centrale del quartiere, soggiornava spesso nel maestoso Castello, sede delle cerimonie e della vita di corte. Qualche cascina e casupola erano presenti nei dintorni del Castello. Delimitava il territorio ad ovest la strada per Moncalieri e Nizza, importante ancora oggi.
E’ nell’Ottocento però che questi terreni iniziano ad essere considerati per un’ eventuale espansione della città. La posizione perfetta, a ridosso del fiume Po, del Castello e con un’ invidiabile vista sia sulle colline sia sulle montagne aveva reso famosa questa zona per le frequenti passeggiate, a cui i torinesi di allora dedicavano molto tempo. Quando si presentò l’ occasione di pianificare ed edificare un quartiere, vi fu qualche proposta di lasciare incontaminata quella parte del territorio. Si optò per un compromesso. La zona più vicina al fiume e al Castello venne adibita a Parco Pubblico, il Parco del Valentino. Sviluppandosi per parti, Torino prima si espanse fino a C.so Vittorio e poi, con un disegno organico gestito dal Comune, venne pianificata l’ espansione verso Sud, il Borgo di San Salvario. Ancora oggi, per molti, attraversare C.so Vittorio verso Sud significa addentrarsi con timore in una parte sconosciuta e pericolosa della città. Vi dimostreremo che, ovviamente, non è così.
La preoccupazione principale dei pianificatori fu di allacciare il nuovo quartiere con il tessuto urbano della città storica, caratterizzato dalla griglia ortogonale delle antiche città romane. Anche se in ciò S.Salvario si differenzia, presentando molte vie diagonali. Dopo 10 anni di gestazione il “Piano per la regione di S. Salvatore” fu approvato nel 1851 e subito s’ iniziò ad edificare. La costruzione della stazione di Porta Nuova nel 1868 diede un ulteriore impulso. Inoltre si concentrarono in questa zona le minoranze religiose, con la costruzione della Chiesa Valdese e della Sinagoga. In 30 anni il Borgo si presentava ricco di attività e di palazzi, molti di gusto raffinato ed altri di ringhiera, mostrando la propensione del quartiere ad avere un tessuto sociale disomogeneo, ma per questo particolare.
Nel 1884 superava già C.so Raffaello, spinto anche dalle Esposizioni Nazionali ed Universali, che dal 1858 al 1911 si svolgevano al Parco del Valentino, portando centinaia di migliaia di visitatori in città. Diventò un’ importante polo della ricerca botanica, con svariate istituzioni, come lo storico Orto Botanico e la Stazione Chimico-Agraria, ed anche un polo universitario, con l’ attestazione lungo C.so Massimo d’ Azeglio e via Giuria delle Facoltà Scientifiche dell’ Università di Torino.
In C.so Dante, nel 1900, venne costruita la prima fabbrica Fiat e pochi anni dopo lo stabilimento venne raddoppiato oltre il corso. A inizio Novecento si concentravano nel Borgo, fino a C.so Dante, quasi 200 aziende con 6000 operai circa. San Salvario non era un polo industriale ma era densa di piccole e medie imprese, legate al settore metalmeccanico e quello chimico. Una fabbrica di impermeabili in via Saluzzo totalizzava 164 operai, di cui ben 159 donne. In quell’ inizio di secolo San Salvario si arricchisce con bei caseggiati liberty e decò, nuove scuole e, a fine anni 30, della Microtecnica, impresa situata in piazza A. Graf, oggi specializzata nell’ elettronica industriale e aerospaziale. La guerra e i bombardamenti colpiscono duramente Torino e San Salvario. Vengono distrutti molti palazzi nel quartiere, causando però meno morti rispetto ad altre parti della città. Il Teatro Chiarella, in via Principe Tommaso, viene raso al suolo. La ricostruzione inizia pacatamente negli anni 50, inserendosi abbastanza armoniosamente nel vecchio tessuto. A partire però dagli anni 60-70, sotto la spinta della speculazione edilizia, si ricostruisce lungo i corsi e le piazze principali. Lungo C. so Massimo d’ Azeglio, per poter aumentare la densità abitativa di questa zona di pregio, prima caratterizzata da piccole palazzine di prestigio, vengono costruiti grandi caseggiati, spesso anonimi, fino a C.so Bramante. In quegli anni nuove cadenze e sonorità arrivano a San Salvario. I vecchi abitanti del quartiere vedono arrivare i nuovi emigrati dal Sud Italia, spesso con diffidenza.Ristoranti pugliesi, abruzzesi, campani si mescolano alle trattorie piemontesi. Il quartiere cambia. Per la prima volta? No. E’ sempre stato un quartiere in divenire, premonitore dei cambiamenti sociali e storici del paese, e probabilmente lo sarà ancora per molto tempo.
Oggi la nuova Scuola Universitaria Interfacoltà per le Biotecnologie, gli imponenti caseggiati di via Muratori e l’ imminente linea della metropolitana in via Nizza, danno il via ad una riplasmazione dell’intero quartiere.
Ai posteri l’ ardua sentenza.