E’ stato un consiglio di circoscrizione in contumacia quello svoltosi ieri alla Otto e dedicato al futuro dell’ospedale Valdese. L’unico interlocutore in grado di dare risposte, l’assessore regionale alla Sanità Paolo Monferino non era presente. Lo stesso assessore ha fatto pervenire una lettera che lascia però in piedi molti dubbi. “La vicinanza del Valdese alle strutture della nuova azienda San Giovanni Battista e al Mauriziano fa prevedere – si legge nella nota – una utilissima attività di post acuzie ospedaliera e riabilitazione. Riconoscendo che nel Valdese esistono rilevanti attività a servizio dei residenti riconfermiamo la volontà di mantenere tali servizi di tipo ambulatoriale, di day surgery e a carattere diurno”. Quello che temono tutti – e che sembra almeno in parte confermato dall’assessore – è che il Valdese possa essere trasformato in una residenza sanitaria assistenziale. Una conversione capace di annullare i numeri di tutto rispetto che fanno dell’ospedale un polo di eccellenza soprattutto per la senologia e la riabilitazione cardiologica.
Assente l’assessore consiglieri e cittadini hanno dovuto ribadire le perplessità e la contrarietà verso il ridimensionamento. Particolarmente dura la capogruppo del Pdl, Cristiana Tommasi Pellegrino. “Continuiamo a sentire tante voci ma non la voce dell’assessore – afferma – concordiamo sulla necessità di rivedere certe situazioni ma il risparmio non può essere il leit motiv di questo piano, si stanno facendo scelte a tavolino senza tenere conto delle singole realtà”.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche il presidente Mario Levi. “Siamo sempre stati corretti e pacati – spiega – non vorremo che la pacatezza venisse presa per acquiescenza e che venisse messa in dubbio la nostra determinazione nel difendere il Valdese”. Il commissario dell’Asl Torino 1 Giacomo Manuguerra ha invece escluso l’eventualità di una trasformazione in Rsa. “Il Valdese non sarà trasformato in Rsa perché questo andrebbe contro la stessa legge regionale – spiega – mi impegno a venire a sottoporre alla circoscrizione la proposta sul futuro dell’ospedale prima che diventi provvedimento”.
di Alessandro Porro
Valdese, il quartiere si mobilita. Anche il Pdl contro la chiusura
“Resteremo solo noi della Lega a difendere il piano socio-sanitario sul territorio”. Mario Carossa, capogruppo regionale della Lega, azzarda una profezia ed è consapevole della missione affidata al Carroccio in questi giorni di avvio della discussione del piano sanitario. Il sacrificio gli tocca e la prima sfida è già arrivata ieri sera con il consiglio aperto in difesa dell’ospedale Valdese voluto dal presidente della circoscrizione, Mario Cornelio Levi, ILa battuta scappa al prode Carossa di fronte al compatto fronte del No, ma racconta la verità: la prima a prendere la parola conquistando gli applausi della sala è la consigliera di circoscrizione del Pdl Cristiana Tommasi Pellegrino, che bolla il piano dell’assessore come “demenziale” e ricorda le passerelle elettorali. Dopo gli aut-aut del governatore e la corsa all’approvazione entro fine marzo, il banco di prova è proprio qui, dove un intero quartiere si è mobilitato per il suo ospedale, commercianti accanto a medici, cittadini arrabbiati, preti cattolici e moderatora valdese d’accordo nel lanciare l’appello. Oltre cinquemila firme che chiedono che non ci sia alcuna riconversione, gruppi facebook che raccolgono storie e testimonianze felici. Persino il commissario dell’Asl To1 Giacomo Manuguerra, Pdl, critica l’assenza dei vertici della sanità piemontese e promette di essere sempre presente alla discussione delle proposte.
Paolo Monferino manda una lettera letta pubblicamente ma non convince la platea: “Il Valdese sarà una struttura di post-acuzie e di riabilitazione – dice – utilissimo per liberare posti in ospedale. Ci saranno ambulatori e la senologia, punta di eccellenza del Valdese, andrà a formare con Molinette e Sant’Anna una breast unit cittadina”. Dove?, borbotta il pubblico. “Non si sa”.
Così, don Piero Gallo, uno dei volti simbolo del quartiere, siede fra i suoi residenti e dice convinto che San Salvario ha un gran bisogno del suo ospedale. Stringe la mano del pastore valdese Berardini, il quale all’assemblea porta la lettera firmata dalla moderatora della Tavola valdese Maria Bonafede: “Sconcerto e amarezza perché una legge regionale e due successivi protocolli ufficiali delle amministrazioni che si sono succedute hanno affermato l’impegno a perseguire l’attività dell’ospedale Valdese”. I medici snocciolano numeri e difendono il loro lavoro, Beppe Avogliero dell’Anaao presenta la proposta sottoscritta dai sindacati e i consiglieri del Pd vengono a criticare il piano: Nino Boeti che ipotizza un regalo per la clinica privata Cellini e Stefano Lepri, ma anche Lucia Centillo del Comune. Con loro il neo responsabile del Pd provinciale Ottavio Davini, che ha lanciato l’idea della breati unit unica al Valdese, accanto a Oscar Bertetto, responsabile della rete oncologica regionale. C’è Eleonora Artesio, ex-assessore della Fds che ha annunciato una raffica di emendamenti per stoppare i sogni del governatore. Mentre a Palazzo Lascaris il Pdl ha dato via libera, nel quartiere si prepara una battaglia trasversale: “Vogliamo che Cota e Monferino riconsiderino i piani accogliendo le proposte”.
di Sara Strippoli, Repubblica (14/03/2012)