Ultimamente sono apparsi su La Repubblica alcuni articoli che ridisegnano il futuro di Porta Nuova. In vista della ridefinizione degli scali urbani delle ferrovie, grazie all’ imminente apertura della nuova stazione Porta Susa ed alla conclusione del passante, si è ipotizzato il 2013 come data di chiusura dello storico scalo Porta Nuova, così importante per noi di San Salvario. Al di là di queste speculazioni, ad oggi fantascientifiche, le dichiarazioni sono allarmanti. Quasi tutti si dicono pronti a trasformare i terreni dei binari e a dare vita ad un nuovo quartiere: altre strade e case tra due quartieri già densamente abitati. Come già detto chiudere Porta Nuova sarà una “impresa colossale”…con profitti fantasmagorici.
Ecco gli articoli in ordine cronologico:
FRA due anni, il tempo di completare il passante ferroviario, la stazione di Porta Nuova chiuderà i battenti. O meglio. Sui binari che arrivano a lambire corso Vittorio non passeranno più treni. Ipotesi che negli ultimi quindici anni è emersa più volte, ma che ora sembra prendere corpo. A dare l’indicazione è stato lo stesso amministratore delegato delle Ferrovie, Mauro Moretti, che nell’ultimo incontro con il sindaco di Torino, Piero Fassino, ha lanciato sul tavolo la cessione dello storico edificio, realizzato nel 1861, e di tutta l’area retrostante, quella dove passano i binari fino al cavalcavia di corso Sommeiller, che misura circa 50 mila metri quadrati.
Area dove può nascere un nuovo quartiere nel cuore di Torino. “Quando si completerà il passante – spiega il sindaco Fassino – le due stazioni principali saranno Porta Susa e Lingotto. Porta Nuova non sarà più centrale. L’amministratore delegato di Ferrovie Moretti mi ha detto che sono pronti a discutere della cessione dell’edificio e di tutta l’area retrostante”. E il Comune è interessato ad aprire la trattativa. Un intervento paragonabile alla realizzazione delle Spine che alla fine potrebbe dare una nuova fisionomia a Torino, ricucendo una divisione storica tra due quartieri, San Salvario e San Secondo.
Una partita complessa, un’operazione urbanistica, quando spariranno binari e treni, che avrà ricadute economiche importanti sia per le casse delle Ferrovie sia per quelle della città. In tempi di manovre e tagli si tratta di un appeal in più. E sarebbe un modo per rivitalizzare gli investimenti sotto la Mole.
Ferrovie ha da poco terminato il restyling della stazione, trasformandola in una galleria di negozi, ed ora sta realizzando il parcheggio sotterraneo sul lato di via Sacchi. In una prospettiva di cessione questi interventi renderebbero ancora più appetibile l’acquisto di Porta Nuova: un polo commerciale nel cuore della città. E in questa chiave si capisce perché l’incrocio tra la linea 1 della metropolitana e la futura linea 2, ora prevista in corso Re Umberto, si sposterebbe di nuovo in corso Vittorio, dove nella fermata sottoterra sono già stati realizzati gli accessi per l’interscambio.
Moretti e Fassino avranno occasione di riparlare presto di questo mega progetto: a inizio settembre il capo delle Ferrovie sarà a Torino per inaugurare la fermata della metropolitana dentro la nuova Porta Susa. La data prevista al momento è il 5 settembre, ma potrebbe cambiare. Quello che è sicuro è che dal 9 settembre la metro avrà una fermata in più. E, mentre Moretti e Fassino passeggeranno sotto l’avveniristica volta in ferro e vetro, potrebbero discutere sul “pensionamento” di Porta Nuova.
di Diego Longhin, Repubblica (27/08/2011)
“È un’operazione colossale, fare un pezzo di città che non esiste nel cuore di Torino”. L’assessore all’Urbanistica della giunta Fassino, Ilda Curti, sa che la redifinizione di tutta l’area da Porta Nuova fino al cavalcavia di corso Bramante sarà una delle partite più importanti del mandato. «Si sta per completare la realizzazione del passante— dice — ora è necessario studiare questo intervento strategico, pensando alle compatibilità e ai bisogni della città».
Dossier che è stato rilanciato sul tavolo dall’amministratore delegato delle Ferrovie, Mauro Moretti, in un faccia a faccia con il sindaco, Piero Fassino. “Quando sarà terminato il passante siamo pronti a discutere della cessione di Porta Nuova e dell’area retrostante”. Una battuta che ha diverse implicazioni: la chiusura di quella che fino ad oggi è la principale stazione di Torino, che nel 2013 sarà depotenziata a favore della nuova Porta Susa, l’ampliamento del Lingotto verso l’area del grattacielo della Regione e la linea 1 della metro, e la trasformazione di tutta l’area occupata dai binari, oltre 50 mila metri quadri tra i quartieri San Secondo e Crocetta, da una parte, e San Salvario dall’altra. Valore dei terreni? Dai 200 ai 300 milioni di euro. Una nuova Spina.
Un dossier già voluminoso. Negli ultimi dieci anni si sono già fatti diversi studi e avanzate ipotesi sull’uso di Porta Nuova e area retrostante, dalla sede del Museo Egizio, non più praticabile, alla creazione di un centro espositivo contemporaneo, sulla falsa riga del Museé d’Orsay di Parigi. “Tutte suggestioni valide – sottolinea Curti – ma consideriamo nel concreto ciò che serve realmente a Torino”.
Oltre ad un’operazione urbanistica di vasta scala, l’intervento sull’area di Porta Nuova e binari rappresenterebbe un grande business. E in tempi di casse vuote è un’occasione, anche per il Comune. Il gruppo Ferrovie, di cui fa parte la società Grandi Stazioni, sottolinea che “il dibattito è aperto da anni con gli enti locali e il futuro della stessa stazione Porta Nuova dipende dall’esito di questo dibattito che implica anche un discorso di riqualificazione delle aree”.
L’ad Moretti si è sempre mostrato interessato ad una progressiva dismissione di Porta Nuova, su cui Grandi Stazioni ha investito 45 milioni di euro per il recente restyling e la costruzione della galleria commerciale. Due le ragioni. La prima: stazione di testa poco funzionale nell’attuale organizzazione della rete. La seconda: la cessione delle aree che renderebbe ancor di più senza la costruzione di gallerie per continuare a portare un fascio di binari fino in stazione. Il Comune in passato ha sempre sposato la linea del mantenimento di una parte delle rotaie sottoterra: “Chiudere Porta Nuova vorrebbe dire perdere una stazione centrale – dice l’ex assessore all’Urbanistica, Mario Viano – e non è detto che il Lingotto possa assolvere a tutte le funzioni”. Questione che preoccupa anche i pendolari.
La vendita con chiusura totale di Porta Nuova potrebbe rientrare in un nuovo accordo con Palazzo Civico per alleggerire le casse del Municipio dai costi per sistemare la parte superficiale del passante e le stazioni della rete metropolitana, Zappata e Dora, che entrerà in funzione nel 2013. Senza poi considerare i proventi dagli oneri di urbanizzazione e gli investimenti sulla fermata Lingotto. Aspetto che, secondo l’assessore al Bilancio, Giovanna Quaglia, che si occupa della realizzazione del grattacielo della Regione, sarà “uno dei primi punti in agenda dell’incontro di inizio settembre tra il presidente Cota e il sindaco Fassino”.
di Diego Longhin, Repubblica (28/08/2011)
RICCARDO Roscelli, vicerettore del Politecnico, con Siti, l’istituto superiore per i sistemi territoriali si occupa da anni del possibile “arretramento” di Porta Nuova. E ha disegnato vari possibili scenari.
Professore, per Torino questa nuova rivoluzione urbanistica che significato avrebbe?
“È un’operazione molto interessante anche se ci sono molte variabili da verificare. In particolare consiglierei a Fassino di considerare comunque l’opportunità che alcuni binari, magari interrati, arrivino comunque fino a Porta Nuova, perché in tutte le grandi città europee ci sono treni che arrivano nel centro cittadino. Per il resto penso che la città ne guadagnerebbe molto. Perché sarebbe una grande opportunità ricucire due quartieri come San Salvario e la Crocetta in pratica separati dalla ferrovia fin dalla loro nascita”.
Come Siti vi eravate già interessati di questa ipotesi?
“Sì, è un’idea nata una decina di anni fa. Ci fu anche un accordo tra ministero delle Infrastrutture, allora viceministro era Ugo Martinat, la Regione Piemonte guidata da Enzo Ghigo, il Comune con Sergio Chiamparino e le Fs dirette già allora da Moretti. L’accordo era legato ad un’intesa sull’arretramento della stazione di Porta Nuova verso il Lingotto”.
Cosa vi era stato chiesto?
“Di studiare diversi scenari: dalla ipotesi limite che prevedeva appunto la chiusura di Porta Nuova come stazione, a quella in cui tutto in sostanza sarebbe rimasto come è oggi. Tra questi scenari avevamo sostanzialmente la proposta che prevedeva che si dimezzassero i binari (dagli attuali venti a una decina) ma che fossero interrati abbassando anche il piano del ferro della stazione in modo che i treni continuassero in parte ad arrivare nel centro città. Anche se la stazione del Lingotto sarebbe comunque diventata più importante”.
Un nuovo piccolo passante, insomma. E dove dovrebbero andare sotto terra i treni?
“Avevamo fatto tre scenari: interrare da corso Sommelier, da corso Dante o dal Lingotto. I costi ovviamente sarebbero molto diversi”.
Come pensavate di reperire le risorse?
“La giunta di centrodestra di allora e le Fs erano convinte che si potesse fare a costo zero. Che cioè l’operazione di interramento e di rifacimento delle stazioni si potesse pagare con il ricavato della valorizzazione immobiliare delle aree liberate. Noi avevamo verificato che non era così. Nonostante su quelle aree si possa arrivare a una densità edilizia rilevante pensiamo che non si arriverebbe a coprire che una parte non maggioritaria dei costi”.
Quindi la soluzione di spostare tutto al Lingotto con una sola stazione là, è la migliore?
“La meno costosa: e interessante comunque dal punto di vista urbanistico perché si collega (anche a questo riguardo è stata firmata una intesa) al nuovo grattacielo – Palazzo uffici della Regione, sull’area Fiat Avio. L’ipotesi è quella di arretrare la stazione Lingotto di qualche centinaio di metri sulla nuova area, girandone l’uscita principale verso via Nizza e collegandola con la linea di metropolitana. Anche qui sarebbe stimolante ricucire l’area degli ex Mercati generali con la zona del Lingotto e di Italia ’61. E per la logistica la si potrebbe spostare a Trofarello o ad Orbassano”.
Si era parlato anche di creare un parco urbano nell’area lasciata libera dal ferro. Era nel vostro progetto?
“Verde ce ne era certo, ma credo non ci si debba scandalizzare se si preferiscono abitazioni e servizi. Valorizzare aree come questa non è una speculazione: serve a migliorare il tessuto della città. Lo hanno già fatto altre metropoli in Germania, Francia e Austria”.
di Marco Trabucco, Repubblica (28/08/2011)
4 Commenti. Nuovo commento
Da anni si parla di questo argomento, se si visita l’archivio storico della Stampa si scopre che periodicamente (ma da decenni!) escono articoli sul possibile futuro dello scalo. Con il completamento dei lavori del Passante Ferroviario tuttavia, queste idee si concretizzeranno sicuramente in un progetto di trasformazione della stazione e della zona retrostante. Gli interessi speculativi su una zona così centrale sono enormi, viceversa le possibilità di ricucire un pezzo di città, di creare aree verdi e spazi pubblici per i cittadini potrebbero rivelarsi bellissime sorprese. Questa trasformazione, qualsiasi essa sia, avrà quindi effetti importanti sul nostro quartiere. Spero che gli abitanti di San Salvario abbiano, ma sopratutto si organizzino per avere, voce in capitolo su questo cambiamento a mio avviso inevitabile. Ad oggi, senza un progetto preciso su cui ragionare, questa prospettiva rappresenta sia una opportunità che un pericolo, ma sono sicuro che cittadini attenti e informati , mantenendo il buon senso, possano avere un peso sulle decisioni che le Ferrovie e il Comune prenderanno su Porta Nuova. Un affezionato lettore del blog.
Ciao a tutti,
il dibattito su questo tema mi sembra molto interessante. E penso anche che gli urban blog di Torino abbiano il dovere di allargarlo il più possibile. Vi segnalo, quindi:
– una discussione, credo fra addetti ai lavori, in corso su ferrovie.it (http://www.ferrovie.it/forum/viewtopic.php?f=7&t=28216&start=165)
– un post (e commenti) sul blog di Vittorio Bertola (http://bertola.eu/nearatree/?p=2215)
– nonché l’interpellanza del Movimento 5 Stelle che come avrete già visto Marco Addonisio ha ripubblicato sul suo blog, (http://www.marcoaddonisio.it/?p=4714)
Qui troverete anche un mio modesto contributo, in cento parole: http://www.torinoanni10.com/2011/08/torino-porta-nuova-2/
Grazie per il confronto.
A presto.
H.
http://www.torinoanni10.com
Grazie a Luigi per l’ appassionato intervento e a Hassan per il suo puntuale interessamento.
E’ un dibattito complesso, Repubblica ha scritto tanto, ma su dichiarazioni e notizie poco articolate. Non so se sia davvero possibile cancellare del tutto come scalo ferroviario Porta Nuova, certo vista la volontà di Trenitalia di eliminare quasi del tutto i treni a lunga percorrenza (per Salerno, Genova, Lecce, ecc…) in favore dell’ AV e quindi in favore di Porta Susa, può essere un’ opzione.
Ovvio che l’ intervento pubblico in questa vicenda dev’ essere molto più trasparente e attento di quanto non lo è stato in Spina 3 o nell’ ipotetico nuovo quartiere di scalo Vanchiglia. E richieda uno strumento urbanistico molto più efficace che un’ altra variante all’ ormai obsoleto PRG del 1995.
Qui siamo in PIENO centro, in mezzo a due quartieri storici di Torino. Le opportunità sono tantissime ma deve prevalere la saggezza e, perchè no, un pizzico di ironia e audacia come nel progetto “il mare a Porta Nuova”.
San Salvario oggi ha bisogno di spazi pubblici, spazi di aggregazione e spazi sociali. Più verde per esempio… più attenzione al futuro di certe vie, come via Nizza, o piazze.
Bisogna ripensare i vuoti urbani che si trovano ovunque in città, non fare di tutto per crearne altri…
@Hassan: Magari fossimo a Friburgo! Il Comune avrebbe dovuto dar segnali in quella direzione già tempo fa…ma niente. Si è accennato ad un progetto simile(!) al Vauban per il nuovo quartiere di Alenia-corso Marche: http://www.corsomarche.it/index.html
@mayko: sì, hai ragione. Su corso Marche mi restano molti dubbi. Si parla di un ecoquartiere, ma non lo si costruisce dal basso. Il progetto è calato dall’alto ed è perciò diverso da Friburgo, dove sono i cittadini interessati a vivere nel quartiere che ‘decidono’ cosa costruire, formando cooperative o commissionando opere specifiche ai privati, nel contesto di una cornice di regole pubbliche. Io credo che esperienze di questo tipo debbano moltiplicarsi: se vogliamo cambiare volto alla città, non ci sono molte alternative.
Sono più scettico, invece, sull’opzione mare: se penso all’Idroscalo di Milano e al Lago Jarun di Zagabria, per esempio, mi pare che il risultato non sia così appagante. A quel punto, meglio fare dell’area qualcosa di simile a Central Park. Ma questo apre altri problemi: sostenibilità economica, sicurezza, ecc… In sostanza, credo che sia giusto investire, ma bisogna investire bene.
Non vogliamo che vengano ripetuti gli errori di Spina 3, Spina 4 e Variante 200. Su questo credo, possiamo essere tutti d’accordo.