Da marcoaddonisio.it ecco le immagini del progetto per la nuova piazza Nizza. I lavori di riqualificazione inizieranno a breve e termineranno fra 7 mesi per riconsegnare una nuova piazza al mercato trasferito 5 anni fa in corso Raffaello, causa lavori della metropolitana. Dai render non è chiaro quale sarà l’intervento sull’altro lato di piazza Nizza, a ridosso della ferrovia, dove fu realizzato da cittadini l’Ortopolitano Nizza, l’orto urbano del quartiere.


Invece è imminente la chiusura del Blockbuster di corso Dante angolo via Madama Cristina, dovrebbe essere riconvertito in parafarmacia. Ieri i dipendenti della catena hanno scioperato in 118 punti vendita in tutta Italia.

“Addio Blockbuster, le parafarmacie prenderanno il posto dei dvd”

Dai film alla salute: il destino dei negozi Blockbuster messi in ginocchio da Internet è la riconversione in parafarmacie. In pieno periodo di liberalizzazioni, la rete di «EssereBenessere» sta per approdare anche a Torino, dove al posto dei dvd allestirà grandi punti vendita dedicati non solo alla fornitura dei farmaci senza ricetta, ma anche a diversi servizi per il benessere. Un’associazione – più che una semplice rete di vendita – nata a Milano nel 2002, che si è già estesa in diverse altre città d’Italia.

Giorni contati, dunque, per la catena dei Blockbuster dopo il fallimento: ieri, i dipendenti hanno tenuto chiuse le porte dei negozi proclamando una giornata di sciopero dei 118 punti vendita sparsi per tutta Italia, «per protestare contro la sospensione del pagamento degli stipendi deciso dal liquidatore dell’azienda». Possibile solo riconsegnare attraverso la buca esterna. Oggi il sevizio di noleggio sarà riaperto, ma i ritardi nei pagamenti dei dipendenti restano un problema irrisolto.
Non è ancora detto quando il colosso americano di film e giochi chiuderà definitivamente. Si parla di metà febbraio.

Lo sciopero dei dipendenti torinesi segue di poco quello proclamato a dicembre dai colleghi milanesi. «I lavoratori a cui fino ad oggi la società richiedeva impegno soprattutto nel periodo di festività, per aumentare il fatturato e tentare di uscire dalla liquidazione, hanno appreso dai giornali quale sarà la loro sorte».

di Marco Accossato, La Stampa (15/01/2012)

“Bagno di folla per il Prof. Bad Trip a Torino”


San Salvario è addossato alla stazione di Torino Porta Nuova. Ex quartiere ghetto lentamente sta riscattando la sua vecchia identità grazie a tanti immigrati onesti, provenienti da ogni parte del mondo che stanno integrandosi con studenti e precari di tutta Italia attirati in zona dai prezzi bassi degli affitti. Qui c’è la “Galo Art gallery”, uno spazio di due piani stretto tra un emporio cinese ed un negozio di roba militare. Quella di aprire uno spazio artistico qui è stata la scommessa di Galo, writer e street artist torinese della vecchia guardia. Una scommessa che sta vincendo. All’ inaugurazione di ogni nuova mostra registra oltre 200 presenze e il marciapiede della galleria è traboccante di persone. L’ultima inaugurazione fatta il 17 Dicembre ha visto più che raddoppiata la presenza di gente accorsa per partecipare alla mostra del Prof. Bad Trip.

Gianluca Lerici è un nome poco conosciuto. Nasce a La Spezia nel 1963, e li muore nel 2006, a 43 anni. Il Prof. Bad Trip invece è una leggenda nel pulsante sottobosco dell’arte underground. Era il suo nome di battaglia, la sua doppia personalità. Nato e cresciuto nell’universo vitale delle fanzine punk e delle autoproduzioni il Prof. ha fatto conoscere la Shake edizioni ovunque in Italia, ha lavorato al fianco di designer di fama mondiale, ha illustrato per la Mondadori senza mai rinnegare il suo segno, senza mai tergiversare. La sua arte è stata apprezzata anche a Cipro con la collettiva del 2009 “Cipro Italia A/R. Architettura Arte Design” e in Trentino, nella prestigiosa Biennale Europea d’arte contemporanea “Manifesta 7”. Abbiamo incontrato per l’occasione Jena Filaccio, sua compagna di una vita, artista e scultrice una “aliena proprio come lui. Per questo quando ci siamo conosciuti all’Accademia di Carrara, dove studiavamo entrambi, abbiamo cominciato insieme un bellissimo viaggio durato 23 anni. Ci siamo trovati” racconta questa distinta signora esile ma che trasmette a pelle una energia molto forte.

Era stimolante l’ambiente dell’Accademia?
“Si, all’epoca avevamo la possibilità di imparare tantissimo, poi c’è stato l’avvento del digitale e l’arte è diventata uno spingere bottoni facendo perdere la manualità agli artisti, che hanno smarrito la loro componente di artigiani impoverendo il processo creativo”.

Invece il Prof. Era un grande artigiano oltre che un fumettista unico nel suo genere…
“Assolutamente. Serigrafava da solo tutti i suoi lavori, i disegni. Non si fermava mai. Era impossibile farlo smettere. Se non stava disegnando era li a pensare a cosa e come doveva realizzare. Sul serio, lui era un alieno, non era di questa Terra. Per questo è andato via così presto. In 20 anni ha concentrato 40 anni di produzioni artistiche”.
Infatti guardando le opere in mostra ci si rende conto che non esistono superfici su cui non siano passati i suoi pennelli. Dipingeva su legno e ceramica, ha affrescato ovunque centri sociali storici come il Forte Prenestino a Roma, il Cox a Milano, locali a Carrara, a Feltri, a Scaletta, ha realizzato collage minuziosi che richiamano il lavoro dei dadaisti arricchito dalle inquietudini di un secolo alla fine. Anche i fumetti che Bad Trip creava non erano tavole convenzionali, ma vere e proprie “psicostorie” come le definiva lui stesso. Raccontavano per aforismi stati d’animo, fotografavano con anticipo una realtà allucinata ma solo apparentemente senza speranza.

“Se fossi convinto che il futuro è tutta merda(…) non farei le cose per la Shake (…) che cerca di dare un attitudine “positiva” (ai lettori n.d.r.)” diceva in una intervista di alcuni anni fa. Lui ha insegnato in molte scuole, anche questo è stata la sua “attitudine positiva” nel guardare al futuro?
“Si, ha insegnato tantissimo. A La Spezia, a Milano. Diceva che non gli piaceva ma non era così. Gli alunni lo adoravano, e quando gli proposero dei corsi alla Naba di Milano lui ne fu molto contento. Purtroppo non ha potuto tenerli perchè morì poco dopo. Le proposte che gli venivano fatte però erano sempre per corsi brevi, che non arrivavano ad un anno di lezione. Le istituzioni lo hanno sempre ritenuto “pericoloso” perchè era un artista che non si faceva controllare che aveva una linea molto decisa. Ma era un professionista stimato ed aveva un pubblico molto vasto che andava dai giovani ad avvocati e alto borghesi”.

Eppure la sua stessa città ha dovuto aspettare che morisse perchè una istituzione artistica importante come la CAMeC gli dedicasse uno spazio .
“La Spezia lo adorava, ma abbiamo dovuto raccogliere 5000 firme e depositarle presso il Centro d’Arte Moderna e Contemporanea per convincerli ad esporre i lavori di Gianluca. Il solo nome “Bad Trip” terrorizzava le istituzioni, e questo anche in posti come Milano. Solo dopo le 5000 firme c’è stata la disponibilità della CAMeC ad allestire questa mostra, a Settembre 2009. Ma comunque non è stato progettato nulla di permanente. E forse è meglio così perchè poi si corre il rischio di impantanarsi in pastoie burocratiche, ricerche di fondi e roba del genere. Qualcosa di permanente potrebbe arrivare in futuro anche quando non ci sarò più io. C’è tempo per questo”.

L’incubo ricorrente di Bad Trip erano i padroni e le guardie. E’ riuscito a scamparli?
“La sua missione era lasciare un segno. Forte, inequivocabile, che facesse scuola. E sopratutto che fosse indipendente. Se scegli una strada così non c’è spazio per il padrone. E dalle guardie…bhè anche i problemi che volevano crearci alla fine si sono risolti per il meglio”. Poi mi osserva mentre mi godo la vista di una casa biomeccanica con tanto di occhi e bocca con denti digrignati fatta in mattoncini Lego. Sempre by Bad Trip, naturalmente. Quindi Jena mi sorride e mi dice “Indovina un pò cosa c’era negli sportellini di quella casetta ?!”.

Ci facciamo una risata insieme.
Nonostante le temperature ghiacciate scese dalle Alpi i torinesi sfidano il freddo ed affollano la “Galo art gallery” a tal punto che in breve non ci si può più muovere e le opere sono circondate da persone addossate le une alle altre. Sembra proprio di sentire la profezia del Prof. aleggiare nell’aria: “Ogni artista pop-underground, ognuno nel suo piccolo, anche chi non ha mai avuto alcun successo commerciale, nè in vita nè postumo, come un’amanita muscaria, rilascia con la propria opera spore culturali pronte a svilupparsi ad anni o chilometri di distanza (…) in una rivoluzione fredda che nessuno Stato, nessun potere militare, religioso, culturale, politico o finanziario può fermare”.

di phAntom reporter, da it.paperblog.com (09/02/2012)

“La movida ci toglie il diritto di dormire”

[fusion_builder_container hundred_percent=”yes” overflow=”visible”][fusion_builder_row][fusion_builder_column type=”1_1″ background_position=”left top” background_color=”” border_size=”” border_color=”” border_style=”solid” spacing=”yes” background_image=”” background_repeat=”no-repeat” padding=”” margin_top=”0px” margin_bottom=”0px” class=”” id=”” animation_type=”” animation_speed=”0.3″ animation_direction=”left” hide_on_mobile=”no” center_content=”no” min_height=”none”][Foto da torino.blogosfere.it]

Secchiate d’acqua dai balconi, petardi in risposta dalla strada. È successo anche questo sotto le finestre dei residenti di via Berthollet, che passano notti insonni da quando ha aperto l’Astoria, uno dei nuovi locali di San Salvario.

L’ultimo in ordine di tempo, l’ennesimo del quadrilatero vecchio. La «rinascita» di uno dei borghi più difficili della città rischia di trasformarsi in un problema.

E c’è già chi vuole fondare un nuovo comitato e che promette, se la situazione non migliora, di piazzarsi in strada con i materassi. Manfredo Pavoni Gay abita nel quartiere da due mesi, e sta già cercando un’altra casa. Intanto, ha parlato con i vicini per agire in modo organizzato: «Abbiamo scritto a prefettura, polizia, vigili: non cambia niente. Mi sembra che questa città faccia business sulla pelle dei cittadini. La privazione del sonno è una tortura». A dire il vero, qualcosa è stato fatto: dopo le segnalazioni, l’Astoria è stato sanzionato con multe salate dai vigili, per somministrazione di alcolici oltre le tre del mattino. I titolari, prima di aprire, avevano fatto insonorizzare il locale: a porte chiuse, non si sente nulla della musica degli illustri dj che animano le serate. Ma il problema per i residenti, anche quelli che abitano a una certa distanza, è sempre lo stesso: gli assembramenti rumorosi che si formano all’esterno. «Conosciamo il problema – spiega l’assessore al commercio e polizia urbana, Giuliana Tedesco – e stiamo monitorando la situazione con la massima attenzione. Il locale ha aperto seguendo le procedure previste per legge, i gestori si stanno mostrando collaborativi».

Ai cittadini che vorrebbero uno stop alla nascita di altri locali (in via Baretti ne apriranno almeno altri due, e presto tornerà anche l’ex Artintown di via Berthollet, nuova gestione) l’assessorato risponde di non avere strumenti per porre vincoli alle licenze, specie ora che si sta decidendo sulle liberalizzazioni: bisogna capire se e quali strumenti darà la nuova legge per limitare le aperture. Vincolarle adesso (come aveva fatto l’ex assessore Altamura con la delibera di un anno fa che bloccava la nascita di nuovi locali in centro) rischierebbe solo di portare un’orda di ricorsi; e bloccarle senza un’adeguata pianificazione commerciale sul territorio rischia di spostare il problema, senza risolverlo. L’Astoria, oltretutto, chiude più tardi degli altri locali. Ma i titolari si difendono: «Abbiamo messo due buttafuori all’esterno a tenere sotto controllo il rumore – dice Andrea Nassim, uno dei soci – e uno all’interno, per controllare che i clienti non escano con le bibite». Aggiunge anche che il locale avrebbe reso più sicura la zona, allontanando i pusher, ma questa solfa i residenti l’hanno già sentita e la respingono con forza: «Non è vero, sono aumentati. Si sono spostati di qualche metro. E, comunque, non possiamo continuare a non dormire».

Il Progetto: A fine gennaio partirà il tavolo sulla movida previsto da “San Salvario Sostenibile”, progetto pilota avviato da alcune settimane per creare un “circolo virtuoso” di buone prassi coinvolgendo residenti, commercianti e frequentatori dei locali, con sconti negli esercizi che si impegnano ad essere “ecologici” in molti sensi, compresi i rumori notturni (per ora non c’è l’Astoria, che ha appena aperto). Gli iscritti sono circa 300, una quindicina i negozi aderenti. Il nuovo tentativo di confronto sul tema movida coinvolge anche Circoscrizione 8, assessorato al commercio e Polizia municipale. Per i residenti c’è il comitato Ri.Sa., per ora l’unico fino a quando gli abitanti di via Berthollet non formalizzeranno l’intenzione di crearne un altro.

di Paola Italiano, La Stampa (13/01/2012)

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