San Luigi, l’ oratorio multietnico

La struttura dei salesiani in via Madama Cristina è in realtà un ambiente che accoglie stranieri dalle religioni più disparate. Oltre la metà degli iscritti sono stranieri da venti Paesi diversi. Il recupero dei giovani spacciatori e il servizio nel campo rom di via Germagnano. Nel cuore di San Salvario la funzione insostituibile della struttura diretta da don Mergola.

Oltre la metà degli iscritti sono stranieri e arrivano da venti Paesi diversi. La babele dell’oratorio San Luigi, nel cuore di San Salvario, raccoglie ragazzi che arrivano da Romania, Albania, Marocco, Egitto, Somalia, Filippine, Brasile, Perù, Ecuador, El Salvador, Cina, Sri Lanka e Nigeria. Anche le confessioni religiose sono le più disparate: dal cristianesimo all’islam, dall’induismo all’ateismo. “Il nostro – sottolinea don Mauro Mergola, direttore della comunità San Giovanni Evangelista – è un ambiente multietnico e multireligioso, dove ragazzi e adulti di origini diverse si fondono in un’unica comunità. L’integrazione culturale è una delle priorità dell’oratorio salesiano San Luigi”. Bambini e ragazzi si ritrovano tutti i pomeriggi nella sala di via Madama Cristina, quasi all’angolo con corso Vittorio.

Gli educatori organizzano giochi per favorire l’integrazione: non manca un aiuto nel fare i compiti. Per chi non parla ancora perfettamente l’italiano sono previste anche lezioni d’italiano ad hoc. L’oratorio e i suoi volontari non si limitano però alle attività al chiuso: i ragazzi li vanno anche a cercare direttamente in strada e nei luoghi più a rischio. “Tre sere a settimana – spiega don Mauro – gli educatori si spostano nella zona dei Murazzi per incontrare soprattutto giovani stranieri impiegati in attività di piccolo spaccio e di microcriminalità. Li avvicinano al solo scopo di reinserire i ragazzi nella società e di fare il loro bene. Come? Fornendo ai giovani stranieri alternative concrete, altre strade da percorrere insieme”. Alcuni immigrati, che hanno scelto di cambiare vita, sono stati così inseriti nella comunità di accoglienza per minori stranieri senza famiglia che si trova nell’oratorio salesiano San Luigi. Il recupero di questi ragazzi avviene di concerto con il Comune e le forze dell’ordine.

Una sera alla settimana il pulmino del San Luigi si sposta dalle parti di Porta Palazzo, altra zona fulcro dell’immigrazione. “Ai giardini del Toro – racconta il direttore – sono soliti ritrovarsi giovani marocchini e rumeni. Educatori, volontari e animatori incontrano questi ragazzi non solo per animare le loro serate, bensì per fornire loro un sostegno sociale e un orientamento che prevenga forme di devianza e microcriminalità”.

Da qualche anno è stato anche avviato un progetto dedicato ai nomadi. Ogni mercoledì e giovedì educatori e volontari del San Luigi entrano nel campo di via Germagnano: qui alternano momenti di animazione a lezioni di vita. Alle famiglie rom forniscono per esempio informazioni su sanità, lavoro e servizi dell’ufficio nomadi del Comune. Accompagnano genitori e bambini alle visite mediche e si preoccupano che i più piccoli vengano iscritti a scuola. E ancora, i volontari mirano a recuperare quei giovani che utilizzano sostanze stupefacenti e a fornire alternative concrete a stili di vita devianti. Iniziando proprio dai più piccoli, che vengono coinvolti in giochi e attività sportive fuori dal campo.

di Erica Di Blasi, La Repubblica (23/03/2011)

Via Nizza, dopo 10 anni rinasce il Teatro Cuore

Sono passati quasi dieci anni senza che qualcuno ne calcasse il palcoscenico. La magia era rimasta chiusa dietro ai tendoni rossi di un sipario, dissolta nel vociare dei bambini dell’oratorio che per mezzo secolo sono andati a sedersi in platea dopo le corse polverose nel cortile della parrocchia del Sacro Cuore di Gesù. E chissà se qualcuno di quei bambini, oggi cresciuto, sarà seduto in poltrona venerdì sera quando si riaccenderanno le luci della ribalta al Teatro Cuore di via Nizza 56.
Aperto nel secondo dopoguerra accanto alla chiesa, chiuso nel 2002, nel 2004 era ripresa la sola attività del cinema. Quella teatrale riparte ora grazie alla gestione della compagnia Affetti Collaterali, che propone un calendario variegato. Il musicale folk-revival dei Frati meridiani inaugurerà il 25 marzo gli spettacoli, che spazieranno poi dalla prosa classica a quella comica, dal dialettale di Macario a quello di Eduardo.

Ma non di solo spettacolo si tratta. Gli Affetti Collaterali sono un’associazione di promozione sociale che lavora con disabili motori e della vista. L’attrice Carlotta Bisio ha spesso sfidato gli spettatori a indovinare chi fosse il non vedente della compagnia e nessuno ha mai saputo indicarla. Perché Carlotta si muove sul palco con una disinvoltura frutto di un faticoso lavoro di gruppo, oltreché individuale.
Lo stesso che lei insegna nei laboratori di integrazione sociale, nella sala al pian terreno del teatro, rivolti a disabili e normodotati di ogni età che si vogliano avvicinare al teatro. «Certo – spiega Carlotta – è difficile per un disabile riuscire a fare l’attore: ma questo vale per tutti. Noi insegniamo ai ragazzi che chi non vede può fare qualsiasi cosa, forse con più impegno volontà e pazienza. Ma può».

Un teatro che riapre i battenti è un fiore nel panorama desertico dei tagli alla cultura. Tanto più in via Nizza, dove la rinascita dopo anni di cantieri non vuol dire così solo ripresa del commercio, ma anche vita e cultura. Tanto più se avviene senza un soldo di finanziamento pubblico. La compagnia ha sostenuto da sola tutte le spese. La Circoscrizione 8 dà il patrocinio e la coordinatrice alla cultura, Germana Buffetti, assicura: «Cercheremo di aiutare e dare un contributo all’associazione, nonostante i tagli colpiscano soprattutto l’ambito culturale. Ma il ritorno in attività di questo teatro è importante per tutto il territorio».

di Paola Italiano, La Stampa (23/03/2011)

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