L’insegna dice «Panificio», ma c’è un negozio di abbigliamento. Su un’altra si legge «Ferramenta», ma c’è una gastronomia. E dove è scritto «Carta e cartone» si trovano vestiti per l’infanzia. No, a San Salvario non sono impazziti: semplicemente, non sono state aggiornate le insegne a bandiera che la Circoscrizione applicò dieci anni fa all’esterno delle attività commerciali, con traduzione in piemontese, inglese e francese. Scudi appesi che coloravano di giallo e bordeaux l’identità del borgo delle botteghe, e che oggi sbandierano i bei tempi andati, quando c’erano i soldi anche per iniziative non proprio d’emergenza. Oggi, non ci sono nemmeno quelli per toglierle. Nel 2002, la giunta, allora presieduta da Cesare Formisano, volle le insegne: bordeaux e giallo per San Salvario, verde e giallo per Borgo Po, blu e giallo a Cavoretto, i colori storici dei borghi. La spesa: circa 60 mila euro. Ma, in dieci anni, la città è cambiata. San Salvario porta i segni più evidenti della trasformazione, che ne ha modificato anche il tessuto commerciale. E così, se da un lato i molti scudi «sbagliati» pendono sui marciapiedi come un monumento urbano alla crisi, dall’altro lato possono essere letti come una geografia dei cambiamenti, una mappa che conduce a un tesoro di informazioni per urbanisti e sociologi. A una rapida rassegna, sembra che i negozi di abbigliamento abbiano soppiantato molte altre attività: vedi l’esercizio di via Madama Cristina al posto di una gioielleria o gli abiti di sartoria in via Principe Tommaso annunciati dalla scritta «Restauro». Da qualche mese, il negozio di abbigliamento «Decimo comandamento vintage shop» in via Saluzzo si è insediato dove lo scudo dice «Pneumatici». «Una signora in motorino – racconta Federico Marini, uno dei titolari – ci chiedeva delle gomme. Le abbiamo fatto notare che vendiamo vestiti: ci ha chiesto se ne eravamo proprio sicuri». Emblematico, nel quartiere oggi «di tendenza» e meta del divertimento, che ci sia in largo Saluzzo il ristorante Scannabue a sostituire l’officina di autoriparazioni. O un bar-gastronomia-panificio al posto della ferramenta o, ancora, che a un negozio di tessuti sia sopravvenuto uno studio di architettura. Il consigliere Rocco Bonavita ha gestito personalmente alcune richieste di commercianti per togliere o modificare le insegne. Sapendo che in via Belfiore non c’era più l’idraulico, ha portato il relativo scudo a un nuovo idraulico in via Principe Tommaso. Al ristorante Giusti, che ne era sprovvisto, ha fatto consegnare lo scudo di una camiceria ora chiusa di via San Pio V. «La ditta che realizzò le insegne – spiega Bonavita – può cambiare la scritta con una spesa di circa 30 euro. In teoria, dovrebbe provvedere la Circoscrizione, che è la proprietaria. Ma i soldi non ci sono. Potremmo fare un giro di verifica nel quartiere, spiegando a chi lo desidera che con una brugola e pochi euro si può correggere l’errore». «L’iniziativa – dice il presidente Mario Levi – era nata per segnalare attività storiche o meno visibili. Poi, è stata estesa, portando ad alcune assurdità, come la scritta “Banca”, o “Affitto film” di una videoteca». Oggi, non esclude una collaborazione con l’Università: «Si potrebbe proporre agli studenti un censimento con l’analisi delle trasformazioni».
di Paola Italiano, La Stampa (21/04/2012)
Momenti di tensione al termine della Conferenza regionale sulla scuola al Teatro Nuovo diTorino, cui hanno preso parte i ministri Elsa Fornero e Francesco Profumo. Un gruppo di antagonisti dei centri sociali ha lanciato uova e fumogeni contro le auto dei ministri. Gli agenti hanno risposto con delle cariche, respinte dai dimostranti con l’utilizzo di cassonetti dell’immondizia come scudo. Protagonisti della contestazione gli occupanti di “Casa Verdi”, ormai un vero e proprio centro sociale (una succursale di Askatasuna). Tra loro anche alcuni extracomunitari che dormono nella struttura di via Verdi. Prima lanci di uova e insulti, poi – dopo una serie di aggressioni agli agenti dei reparti mobili, colpiti anche con pietre – la carica della polizia e la fuga ad alta velocità degli autonomi verso via Madama. Rovesciati cassonetti dei rifiuti e di nuovo lanci di pietre. Un piccolissimo corteo è sfilato in via Madama Cristina e s’è poi disperso a Porta Nuova. Tra autonomi e Cub, i contestatori non hanno superato, nonostante una massiccia mobilitazione sul web, Twitter e Facebook, quota cento, centocinquanta persone, tra cui alcuni attivisti No Tav. Le Thesis di Fornero e Profumo sono state colpite da alcune uova e bersagliate dallo slogan “Vergogna”. Alle 13,30 tutto finito, senza ulteriori incidenti.
di Massimo Numma, La Stampa (21/04/2012)