Salvatore Carmine Fiore da Battipaglia, classe 1938, ha lo sguardo furbo, un cappello da brigante e una inguaribile passione per la poesia. Lunedì, dopo 16 anni, monterà per l’ultima volta il suo banco carico di libri in piazza Madama: «Ho lottato per stare nella zona degli alimentari – dice fiero – un libro può stare dappertutto, e dove si mangia passa più gente».
Si è arreso agli anni, a due polmoniti e ai regolamenti. La voce si è sparsa e in tanti passano a salutarlo, dispiaciuti di non potere più fare due chiacchiere e di perdere titoli, appena usciti, venduti con lo sconto del 30%. Lui non ne ha mai consigliato nessuno: «Non voglio che si pensi che voglio far fuori i fondi di magazzino – spiega -. Chi passa guarda, tocca, legge e poi sceglie». Se la novità non c’è, si prenota. “Fiore”, seduto dietro a un tavolino su cui campeggiano una raccolta di versi di Ungaretti, un crocifisso e un diavolo di plastica perso da qualche bambino, annota tutto e dispensa pillole di vita.
A Torino è arrivato nel 1963. Ha scaricato cassette ai Mercati Generali, lavorato in una segheria, fatto il rappresentante di merendine, prima di essere rapito dalla lettura. «Ho fatto la quinta elementare, ma ero mezzo analfabeta finché non ho scoperto i libri. Sono sempre stato curioso – dice con orgoglio -. Sono partito dall’Antico Egitto e poi i Sumeri, Aristotele, Platone. Più andavo avanti, più cresceva la smania di avere volumi». Ne ha accumulati 80mila, prima in una cantina, tenuta nascosta anche alla moglie. Rimasto vedovo, ha occupato ogni angolo della casa, cercando di colmare con le pagine il vuoto lasciato da lei.
Negli anni ‘80 i libri li vendeva da clandestino, un “vu cumprà della cultura” sotto i portici del centro. Sempre a scappare dai controlli, ha collezionato multe e denunce. Poi, messi da parte dieci milioni di lire, la licenza se l’è comprata. Così è riuscito a realizzare uno dei suoi due sogni: avere una spider, una Barchetta rossa, da tirare fuori dal garage una volta all’anno per fare un giro in Costiera Amalfitana. Il secondo continua a inseguirlo: vorrebbe leggere una sua poesia dal palco del Festival di Sanremo.
Dal 1 marzo accarezzerà libri nella Biblioteca della Fondazione Giorgio Amendola, in via Tollegno 52, dove gli hanno dato rifugio. Chi ne sentirà la mancanza potrà trovarlo lì, ad accumulare e presentare volumi: «Diventerò più bravo di Augiàs!» promette.
di Elena Masuelli, La Stampa (26/02/2011)