da libero.it, (11/09/2012)
da La Stampa, (08/09/2012)
Repubblica, (12/09/2012)
Il giorno dopo la rapina alla gioielleria G&D, in via Nizza nessuno sembra stupito: «Ormai siamo abituati qui. La zona è completamente abbandonata a se stessa. Ne succedono di tutti i colori». Lo dicono un po’ tutti, commercianti e residenti, e lo ripete anche Alberto Binello. Insieme con la madre Marisa gestisce lo storico negozio di elettricità distante non più di cinquanta metri dalla G&D. Binello ce l’ha con il degrado, con le cartacce lasciate per terra da chissà chi, con gli ubriaconi che presidiano ogni giorno quella zona e finiscono per fare a botte, magari ferendosi con le bottiglie rotte. Per non parlare poi di quanto successo un anno fa. «Una ragazza di colore ci è piombata dentro il negozio – racconta – Dietro di lei, c’era un’amica con cui stava litigando che la inseguiva con un cacciavite recuperato su uno dei nostri scaffali. Si sono infilate nel magazzino e non sapevamo più come tirarle fuori».Aggiunge: «Non possiamo aspettare che ci scappi il morto per agire, contro questa situazione bisogna fare qualcosa subito».
I balordi
Ma di storie di degrado e disagio sociale, nell’area che si apre subito dietro Porta Nuova, ce ne sono di nuove ogni giorno. Chi lavora lì da tanti anni consiglia di non tirare mai giù le serrande da soli a fine giornata. «Uno deve stare lì a controllare perché i balordi del quartiere ti aspettano e non ci vuole niente a tirarti un calcio, gonfiarti di botte e portarti via tutto quello che hai guadagnato» sussurra Nilo Diaz, titolare di un’agenzia di money transfer che si trova sotto i portici di via Nizza. Per tutti è proprio quello il punto peggiore di tutta la zona. Il «Bronx» lo chiamano senza tanti giri di parole. Sarà per questo che molte attività hanno chiuso e nessuno si fa avanti per rilevarle.
Federica Calò, proprietaria del Postalbar, se la prende soprattutto con le prostitute che entrano nella sua caffetteria non appena vedono passare la pattuglia della polizia. «Con il tempo, però, hanno capito – sottolinea – Se sono clienti, se prendono anche solo un bicchiere d’acqua, sono le benvenute. Ma nascondersi qui, no». Qualche mese fa a barricarsi dentro il locale sono stati invece i clienti stessi. «Dall’altra parte della strada c’era un ubriaco che lanciava pezzi di bottiglie rotte», spiega. Ma di piccoli episodi di questo genere, Federica ne conosce davvero tanti. Spesso capita che i tossici le chiedano soldi. A tenere una pistola in un cassetto, però, lei e il fratello, non hanno mai pensato. «Dovremmo prendere il porto d’armi. Meglio di no. Se ci sono dei problemi chiamiamo la polizia. Ormai ho perso il conto di quante volte l’ho fatto».
La metro
Altra opinione comune è che qui la situazione sia peggiorata da quando la linea 1 della metro è stata prolungata fino al Lingotto: i passaggi di persone, auto e mezzi pubblici – e con essi anche gli incassi dei commercianti – sono crollati. Per contro il malessere di chi abita nel quartiere ha ormai raggiunto il limite. «Trent’anni fa questa era una zona signorile», ricorda Annalisa Marletta da dietro il bancone della sua pasticceria. Ora, invece, la chiamano il «Bronx».
di Lorenza Castagneri, La Stampa (09/09/2012)
Un algerino di 57 anni residente a Torino ha minacciato di darsi fuoco, cospargendosi il corpo di benzina, per impedire di venire sfrattato. È stato convinto a desistere dopo l’intervento di polizia, vigili del fuoco, ambulanze del 118 e funzionari del Comune. L’episodio è avvenuto al quarto piano di un palazzo del quartiere San Salvario, non lontano dal centro cittadino, all’interno del quale l’uomo, che è stato poi condotto in ospedale, aveva risieduto fino a oggi.
da La Stampa (12/09/2012)
Dopo 44 anni il giornale cambia casa, da Via Marenco 32 si sposta in Via Lugaro 15. Una nuova sede, uno spazio aperto, trasparente, a cerchi concentrici. E’ il modo per rispondere meglio alle sfide di un mondo dell’informazione, e non solo, che cambia attorno a noi.
Da oggi siamo nella nostra nuova casa di via Lugaro 15, cuore del quartiere Nizza, a poche centinaia di metri in linea d’aria dalla nostra vecchia sede di via Marenco 32, dove il giornale ha abitato per quarantaquattro anni.
Bianca, trasparente, avveniristica. Ma con l’anima ben ancorata alla tradizione «La Stampa», il quotidiano dei torinesi. Insieme con i giornalisti da oggi si trasferiscono anche tutti i servizi legati al giornale. Dalla Publikompass a «Specchio dei tempi», lo storico spazio riservato alle lettere dei lettori inventato dall’ex direttore Giulio De Benedetti nel 1955. In più, aperti al pubblico, ci sono un coffee-lab Costadoro e il museo del giornale. Anche l’indirizzo per inviare posta cartacea ai giornalisti, naturalmente, cambierà e sarà via Lugaro 15, 10126 Torino.
Per le e-mail dei giornalisti resta tutto come prima. Identico anche il numero telefonico: 011/6568111.
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