Il ragionamento che ha convinto don Mauro Mergola ad aprire la chiesa di largo Saluzzo il sabato fino a notte inoltrata è semplice, tutto ispirato alla pedagogia di Don Bosco: «La chiesa è aperta quando i giovani non ci sono, quando ci sono, invece, è sbarrata. Sbagliato». Per questo, con la tipica capacità salesiana di adeguarsi ai tempi, il parroco della chiesa dei Santi Pietro e Paolo Apostoli – che è anche direttore del multiculturale oratorio San Luigi di via Ormea – ha avuto l’idea: tenere il portone aperto quando la movida impazza.
Disturbo o occasione?
«Quando sono arrivato qui mi è stato presentato il problema, senz’altro grave, del disturbo causato dalla movida e io mi sono interrogato su come si può reagire da cristiani di fronte a questo disagio. Considerato che parliamo di giovani», racconta il sacerdote che negli ultimi anni ha sperimentato un “oratorio mobile” nelle serate dello sballo ai Murazzi. «Senz’altro si deve reagire pregando per loro, poi bisogna fargli sentire che non si è chiusi di fronte a loro, che ci interessano proprio perché sono giovani». Il primo segno, allora, è stato aprire le porte.
L’onda lunga di Francesco
«Sabato scorso ho aperto alle 22 e chiuso alle due di notte. Nella piazzetta c’erano 200-300 giovani, io sono stato davanti al portone vestito da prete con l’abito bianco e la stola. Tutti erano meravigliati, compresi i gestori dei locali che vendono alcolici a buon mercato, ma contenti. C’è chi mi ha detto: “Ecco, tu segui papa Francesco, dai ascolto i giovani”». Ancora: «Credo che in questo momento, anche grazie al sostegno che la televisione dimostra al Pontefice, una chiesa che si apre di notte possa essere un segno. Un segno che invita al silenzio in un contesto in cui c’è troppo rumore, alla riflessione sul valore della vita».
Don Bosco nel 2013
Gli scout e altri giovani guidano la preghiera in chiesa, animano l’«altra notte», mentre don Mauro sulla porta accoglie. «Benedico le coppie di fidanzati che arrivano, c’è chi entra per curiosità e poi ammette di non averlo fatto da anni. Alcuni si confessano. Il mio obiettivo è che ciò che facciamo serva a provocare riflessione e a far incontrare Gesù e il suo messaggio, a trovare risposte diverse da alcol e fumo». Domenica, durante la messa, don Mauro ha invitato i parrocchiani a pregare per i giovani della movida perché «i giovani non sono solo un disturbo. La movida nasce dalla voglia di incontrarsi, di parlare. Poi, è vero che porta eccessi».
La veglia di Pasqua
La notte di Pasqua, finita la lunga veglia, don Mauro è andato con alcuni giovani in giro in via Baretti e in via Saluzzo. «Abbiamo consegnato un’immaginetta con “Preghiera semplice” di San Francesco. Molti ci hanno guardati perplessi, temendo che volessimo vendere qualcosa. Quando hanno capito che era un gesto gratuito, si sono sentiti spiazzati. Una ragazza, quando ha letto la preghiera, ha detto: “È l’unica cosa bella che ho avuto in questo periodo”». Ancora: «In queste sere sono anche nate amicizie. Mi sta a cuore quella con i venditori di rose del Bangladesh. Sono musulmani, vengono a salutarmi, si siedono un po’ con noi sulla panchina».
Prima Radio in piazza
Dopo la proiezione di fotografie di un viaggio in Burundi sul muro della chiesa, l’altro sabato, don Mauro e i ragazzi che lo aiutano hanno in mente altre iniziative. «Con Prima Radio pensiamo di allestire una postazione fissa in piazza: vorremmo far raccontare la movida dai giovani, farli parlare di sé, dei temi che gli stanno a cuore: futuro, crisi, amore, impegno, politica. Inizieremo dall’ultimo sabato di aprile».
di Maria Teresa Martinengo, La Stampa (17/4/2013)
Il “no” è secco. Un parere completamente negativo che porterà i residenti a seguire “tutte le strade possibili” per non realizzare il parcheggio pertinenziale di corso Marconi. Si pensa ad organizzare manifestazioni. Ma non solo. “Aspettiamo di leggere il bando che stanno preparando in Comune – dice Ernesto Filoni, residente di corso Marconi e presidente del consiglio d’istituto della scuola Manzoni – per valutare se ci sono gli estremi per un ricorso al Tar. Nel frattempo stiamo cercando di coinvolgere i Beni Culturali”.
Un “no” che porterà la circoscrizione 8, che già si è espressa con un parere negativo contro il parcheggio pertinenziale, a presentare mercoledì un ordine del giorno per chiedere al Comune di riaprire la discussione. “Siamo e saremo sempre contro il progetto del parcheggio pertinenziale”, dice il presidente Mario Cornelio Levi.
L’assemblea con i residenti di San Salvario, convocata la scorsa settimana, è finita con un muro contro muro tra gli abitanti della zona e l’assessore alla Viabilità, Claudio Lubatti. Il parcheggio sotterraneo pertinenziale, che verrà costruito nel tratto tra via Madama Cristina e corso Massimo D’Azeglio, dovrebbe garantire la completa riqualificazione del corso che, così com’è, è un po’ lasciato a se stesso. Restyling che prevede di realizzare un’area pedonale e la risistemazione dei parcheggi in superficie. Ai residenti non basta. E soprattutto, ai residenti non convince che per arrivare ad una riqualificazione del corso si debba passare per forza dalla costruzione di un parcheggio pertinenziale con 180 posti che verranno venduti (prezzi dai 45 ai 60 mila euro) esclusivamente agli abitanti.
“Noi la riqualificazione la vogliamo – spiega Francesca Ferrero, che abita proprio nell’area dove dovrebbe essere costruito il parking – non riusciamo a vedere i vantaggi del pertinenziale. Di giorno il quartiere non soffre per mancanza di posti auto, i problemi ci sono dalle 19-20 in poi. Basterebbe a questo punto individuare delle zone in superficie riservate ai residenti per parcheggiare”. Cosa che Lubatti è disposto a sperimentare: strisce gialle o di altro colore, in alcune vie e solo su un lato, dove solo chi abita nel quadrilatero può parcheggiare. Ipotesi che fa storcere il naso alle associazioni di via dei commercianti. “Sì – aggiunge Ferrero – l’assessore ha parlato in assemblea del progetto, ma è una cosa ancora allo studio. Se però diventerà realtà è un motivo in più per non fare il pertinenziale”.
Ma i soldi per riqualificare il corso arriveranno dagli oneri di urbanizzazione per costruire il parcheggio. “Siamo convinti – ribatte Ferrero – che per rimettere a posto il corso, con interventi minimi, non siano necessarie grandi spese. E poi, anche sulla pedonalizzazione, sarebbe opportuno un supplemento di discussione. Per alcuni, e io sono tra questi, sarebbe meglio chiudere al traffico i controviali e non il viale centrale, così da evitare che le auto sfreccino a gran velocità a due passi dal marciapiede. E poi la pista ciclabile, così come è fatta, a pezzi, è una burla, oltre a essere pericolosa”.
I conti, poi, non tornano. Ad oggi su corso Marconi i posti auto sono 520. Il pertinenziale ne porterebbe altri 180. Togliendo il viale centrale, solo per i pedoni, ed eliminando le “lische di pesce”, in superficie ne rimarrebbero solo 300. “Sono 40 posti in meno – dice Filoni – il saldo è negativo. Non funziona. Tolto che ho molti dubbi sul fatto che i nuovi box troveranno degli acquirenti”. Soluzioni alternative per risolvere il problema sosta? “Lasciare aperto anche dopo le 19.30 il V Padiglione di Torino Esposizioni, che è a poche centinaia di metri – sottolinea Filoni – e posti pertinenziali in superficie, tratti di via riservata alla sosta dei residenti”.
E poi c’è il problema alberi. Quelli del tratto finale, vicino a corso Massimo, verrebbero abbattuti, perché malati, come sottolinea il Comune, o spostati al Valentino: “E quali alberi verranno ripiantati? Costruendo il parcheggio non si potranno mai rimettere alberi ad alto fusto, la visuale del corso dell’alberata tra il Castello del Valentino e San Lorenzo verrà rovinata”, spiega Ferrero. Il presidente della Circoscrizione, Levi, sulla questione alberi non interviene: “Mi baso sulle relazione dei tecnici che dicono che verranno ripiantati alberi ad alto fusto. Perché dubitare?”. E aggiunge: “Dico, però, che il pertinenziale non va bene. È inutile. E continuiamo ad essere contrari. Potremmo rivedere il nostro parere solo davanti ad un progetto di un parcheggio a rotazione, per tutti, o misto, solo in parte per i residenti, per risolvere il problema della sosta in San Salvario”.
di Diego Longhin, Repubblica (11/4/2013)
A proposito di corso Marconi il TG Regione Piemonte ha realizzato un servizio. E’ visibile nell’archivio RAI del giorno 13/4/2013.
Cliccate sul link sottostante per aprire il video. Il servizio su corso Marconi è al minuto 07:42.
da Specchio dei tempi, La Stampa:
Un lettore scrive:
«Sono un torinese, ho abitato per alcuni anni in pieno San Salvario, ne ho vissuto il degrado ed il lento tentativo di recupero. Sono un commerciante, di quelli che hanno avviato un’attività nel quartiere, fiducioso delle intenzioni delle istituzioni. Mi reputo deluso, amareggiato e scoraggiato. Si è tanto parlato del recupero, ma in realtà questo si è limitato nel concentrare in alcuni punti precisi del rione il degrado che prima era sparso per tutto il quartiere. In particolare nel tratto di via Nizza tra corso Vittorio e corso Marconi ed in alcuni incroci delle vie adiacenti sono rimasti lo spaccio, la prostituzione, i drogati nei portoni e nei cortili. Nonostante le segnalazioni a polizia, vigili, carabinieri, finanza, comune, poco o nulla è stato fatto. Mi viene da pensare che sia una strategia di comodo di qualcuno (di chi non so, forse politica?…) confinare il degrado in questi punti precisi. Invito chiunque, dal primo cittadino ai responsabili degli organi preposti, a fare una passeggiata in forma anonima in queste zone: bisogna essere ciechi per parlare di recupero. Certo è bastata l’intenzione di grandi progetti di riqualificazione da parte delle istituzioni per far salire i prezzi degli immobili, ma le vendite funzionano solo se l’acquirente non scopre cosa avviene in particolari ore del giorno e della notte. Certo, fa comodo definire San Salvario il paradiso della movida e della multietnia, ma per non penalizzare i “confinati” sarebbe opportuno che si portasse a termine il progetto in tutta l’area».
A. G.
Una lettrice scrive:
«Buona sera, per chi può permettersi una buona serata . Alla fine di una settimana lavorativa impegnativa, di gestione familiare fatta di orari di asili e scuole, influenze, riunioni, impegno sociale, finalmente arriva il premio: il solito terrorizzante week end annunciato dalle prove musicali che cominciano a far vibrare i vetri della casa (ore 19,30 di giovedì), segnale incontrovertibile dell’inizio dell’inferno.
«Siamo a San Salvario, quartiere densamente abitato da una tipologia normale di famiglie e cittadini, con una struttura urbanistica tale per cui le strade sono strette e facilmente ingombrabili.
«La serata monterà con il solito protocollo: crescendo di musica elettronica assordante, bassi che fanno vibrare vetri e pavimenti, cori più o meno da stadio a vario e ameno contenuto, bottiglie e bicchieri frantumati in continuazione, clacson in libertà per far spostare i veicoli parcheggiati in doppia/terza fila, sirene di ambulanze che intervengono per raccogliere i danni da alcol ed altro, spettacolo di gente che urina ovunque.
«Fino alle 4 del mattino, ininterrottamente. E attenzione a non esprimere opinioni, perché alle legittime richieste di moderare i volumi alle 3 o 4 del mattino (non di eliminare la musica) , la massa disinibita dagli alcolici e da altro esprime minacce in direzione delle finestre. Non esporrò la mia famiglia al pericolo di alcuna minaccia, questo è certo, ma credo di poter chiedere, di non essere sola nel doverci difendere da questa violenza continua».
SEGUE LA FIRMA