L’appello di San Salvario: non smantellate l’ospedale

Oggi l’ospedale Valdese è un week-hospital: aperto dal lunedì al venerdì, chiuso sabato e domenica. Per i pazienti e gli abitanti del quartiere è stato il primo segnale di un impoverimento.

Chi salverà il Valdese avrà i nostri voti». I candidati alle prossime elezioni amministrative sono avvertiti: le preferenze di buona parte dei residenti di San Salvario dipenderanno dalle garanzie che centrodestra o centrosinistra daranno sul futuro dell’ospedale di via Pellico. «Mattone dopo mattone, stanno smantellando quest’ospedale, e con la giunta Cota non siamo ancora riusciti ad avere le risposte alle tante domande che abbiamo».

Nella sala della Circoscrizione 8, l’altra sera, c’erano medici e infermieri del Valdese, ma soprattutto tanti cittadini preoccupati: invitata all’incontro, l’assessore regionale alla Sanità, Caterina Ferrero, non si è presentata «per precedenti irrinunciabili impegni istituzionali». Ha inviato una lettera di poche righe per garantire che «il Valdese non chiuderà», ma le sue parole non rassicurano: «Dire “non si chiude” significa nulla. Ci spieghi che cosa si vuol fare di questa struttura che è un esempio di umanizzazione. Un ospedale o un poliambulatorio? E quando riprenderanno i ricoveri delle specialità sospese o trasferite al Martini?». Ancora: «Ripartirà il servizio di riabilitazione cardiologica? E i percorsi di diagnosi e cura poli-specialistici?». Ma prima di ogni altra cosa: «Ricominceranno i lavori di ristrutturazione iniziati e interrotti?».

C’è rabbia, nella sala del Consiglio di circoscrizione aperto. Consiglio straordinario, chiesto all’unisono da maggioranza (Cristiana Tommasi, Pdl) e minoranza (Anna Patisso, Idv). Invitato anche il commissario dell’Asl To1, Giacomo Manuguerra, ma – come l’assessore – non arriva. Poltrona vuota, e in sala un solo rappresentante della Regione: Nino Boeti, Pd. L’opposizione.

Duemilacinquecento interventi di Oculistica, 950 di Ortopedia, 9000 mammografie, 2500 visite cardiologiche più 11 mila elettrocardiogrammi e 10 mila ecografie: numeri che per tutti bastano a giustificare la sopravvivenza. «Invece – lamenta il pastore valdese Eugenio Bernardini – nessuno sa esattamente quale sia il destino del Valdese. Ci si è persino dimenticati che la giunta Ghigo s’era impegnata formalmente a far proseguire l’attività dell’ospedale». La voglia di reagire è palpabile come i timori che finisca tutto in lenta agonia. Anche Marco Borgione, assessore comunale alla Famiglia, alla Salute e all’Assistenza, non lo nasconde: «I messaggi dalla Regione non sono chiari e univoci; francamente non si comprende l’orientamento».

I residenti non solo di San Salvario sono pronti a marciare per difendere l’ospedale già trasformato in un week-hospital dalla precedente amministrazione. Gli interventi in consiglio si susseguono fino a tarda sera. Giuseppe Avogliero, responsabile della Cardiologia: «Da gennaio a fine febbraio abbiamo ricoverato due pazienti, poi ci hanno detto che non era più possibile ricoverare nessuno». Luigi Fusi, oculista: «A dicembre scadranno i contratti con i service che gestiscono diversi reparti. Che cosa succederà?». I commercianti: «L’impoverimento dell’ospedale è l’impoverimento del quartiere. Vogliamo che l’ospedale torni a essere quello che era».

di Marco Accossato, La Stampa (26/03/2011)

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