NON si arrendono. E, se il Tar del Piemonte ha dato loro torto, adesso pensano di ricorrere al Consiglio di Stato. E di fare un esposto alla Corte dei Conti contro l’amministrazione comunale. Sono quelli, un centinaio di residenti, del Comitato di Borgo Valentino, quell’isola felice che sta tra corso Massimo d’Azeglio e il Po. Zona di villette inizio Novecento e piccoli palazzi, un’isola che da qualche tempo è minacciata da quella che loro considerano senza mezzi termini una speculazione edilizia, la costruzione di un grosso complesso immobiliare sull’area ex Isvor nel quadrilatero compreso tra corso Dante, corso Massimo d’Azeglio, via Monti e via Marenco.
Non il grattacielo temuto in un primo tempo, ma comunque una vera cittadella: sui 31 mila metri quadrati complessivi dell’area saranno costruiti infatti 216 alloggi, 37 tra uffici e negozi e 442 posti auto privati. Come “risarcimento” al quartiere l’impresa costruttrice, la Gefim della famiglia Ponchia, e il progettista Alberto Rolla hanno previsto all’interno del nuovo complesso una piazza urbana di 3600 metri quadrati accessibile a tutti e un parcheggio pubblico da 160 posti auto.
“Del parcheggio non c’è alcun bisogno però – dice un altro architetto, Alfredo Barra, tra i leader del comitato che si oppone al nuovo complesso – e in più questi nuovi edifici peggiorerebbero la congestione di un’area che già ha problemi. E ne stravolgerebbero tessuto e storia”. I nuovi ricorsi devono partire in fretta perché l’impresa ha annunciato di voler iniziare i lavori già a ottobre. “Noi contestiamo in particolare tre punti – spiega Barra – il primo è l’evidente vantaggio che ha avuto la Fiat per le aree che ha dismesso o intende dismettere in questa zona: il piano regolatore prevede infatti per l’ex Isvor, per l’attuale sede della Stampa, che sarà trasferita tra poco, e per l’ex sede della Sepin in via Chiabrera, un indice di cubatura di due metri cubi per metro quadrato. Per le aree adiacenti lo stesso indice è 0,70”. L’altro elemento contestato dal Comitato sono gli oneri urbanistici: “Il Comune dovrebbe incassare 2 milioni e 950 mila euro e li ha già messi a bilancio. Ma ne poteva chiedere molti di più: per questo faremo ricorso alla Corte dei Conti”. Infine c’è il nodo di via Chiabrera: “La Fiat quando ingrandì l’allora Scuola Allievi ottenne di chiudere il tratto di via Chiabrera tra corso Dante e via Monti: adesso però quel tratto dovrebbe essere ripristinato. E il progetto non lo prevede”.

di Marco Trabucco, Repubblica (25/09/2011)

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