Sono profonde le speranze che da San Salvario, un tempo quartiere-simbolo della difficoltà della convivenza e ora simbolo della multiculturalità realizzata, si ripongono nel nuovo ministro per l’Integrazione, il medico Cécilie Kyenge, italiana di origine congolese.
Il parroco della chiesa dei Santi Pietro e Paolo Apostoli di largo Saluzzo, il salesiano don Mauro Mergola (anche direttore dell’oratorio San Luigi, frequentatissimo da ragazzi con origini in tutto il mondo), sottolinea: «È importante che il ministro sia cresciuto in Italia, che ne condivida la storia e oggi si metta al servizio di questa società. Mi auguro che questo faciliti la vera integrazione, che non è solo burocrazia, documenti, ma opportunità affinché ogni persona possa partecipare in modo attivo alla vita sociale italiana».
Il mondo del non profit 
Perché questo avvenga, don Mergola si augura anche «che questo ministro si adoperi per sostenere il mondo del non profit, del terzo settore, cerniera nella promozione dei diritti di coloro che fanno fatica a farsi sentire dal livello istituzionale. In questo momento di estrema difficoltà per tutti – prosegue il salesiano -, spero che il ministero dell’Integrazione sappia applicare davvero il principio della sussidiarietà con chi già lavora con i migranti: ricordando che l’Italia ha favorito l’integrazione non per aver fatto progetti a tavolino, ma per la sensibilità dei cittadini che hanno aperto le porte e condiviso i problemi».
Documenti 
Don Mauro Mergola, che conosce bene le necessità e le difficoltà dei migranti, specie dei più giovani (al San Luigi è attiva da anni anche una comunità di accoglienza per minori non accompagnati), si augura che «il neo ministro si occupi del problema dei documenti e che si possa evitare tutto ciò che porta alla clandestinità, avendo la consapevolezza che chi è clandestino preferisce rimanere in Italia da clandestino piuttosto che tornare nel suo paese. E questo a rischio della sua sicurezza e, talvolta, di quella degli altri. I politici sono tenuti a trovare una via legale per risolvere questo problema che è umanitario e non di ordine pubblico».
Universo multireligioso 
C’è un altro aspetto che sta a cuore al parroco di San Salvario. «Il rispetto delle caratteristiche religiose di ciascuno – dice – è un atteggiamento che facilita l’integrazione. Eppure, la nostra tradizione fa sì che spesso si dimentichi quanto contino le appartenenze religiose: di un immigrato da un paese islamico, per esempio, non si può dividere la sua appartenenza religiosa dalla sua identità umana. Questo aspetto è importante, va condiviso e affrontato. Chi lavora in campo sociale deve tenerne conto così come deve tenerne conto chi mette a punto le politiche sociali».
Cittadinanza 
Per chi nasce in Italia da genitori immigrati, lo «ius soli», «la cittadinanza non è solo un atto formale – osserva don Mergola -, averla significa condividere. In oratorio noi diciamo che è straniero nella nostra comunità chi non condivide i valori, chi non rispetta, chi fa male. La cittadinanza italiana è legata a lla condivisione di valori, a una condizione di protagonismo che non può che essere costruttiva».
di Maria Teresa Martinengo, La Stampa (28/04/2013)

 

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