Ottoinforma è stato il periodico della Circoscrizione 8 che ci informava su quello che succedeva nei quartieri di San Salvario, Borgo Po e Cavoretto. Da pochi mesi il giornale si è trasformato: non lo potremo più trovare in carta bensì “online”, su internet, aggiornato con frequenza e con la possibilità di commentare e di condividere le iniziative della Circoscrizione. Si saranno forse ispirati alle nostre pagine? Chissà, in ogni caso il quartiere si dota di un nuovo e importante web magazine, con la redazione politica composta da Augusto Montaruli (PD), Marco Bani (PDL) e Giovanni D’Amelio (IDV), nel ruolo di coordinatore, e con il contributo dei consiglieri e dei coordinatori della Circoscrizione.

Invitiamo tutti a visitarlo, ecco il link:
http://www.comune.torino.it/circ8/ottoinforma/

E qui di seguito una bella testimonianza di Jacopo Molinari, figlio di Mario Molinari, grande artista a cui è stata dedicata una targa in via Saluzzo 56 la scorsa settimana:

Dopo aver lasciato la cartiera Sertorio di Coazze per inseguire un sogno Molinari si trasferì a Torino, da prima in via Lamarmora (Crocetta) dove trovò l’abitazione, mentre lo studio era in comune con altri artisti tra cui Pistoletto e Zorio; questa soluzione non era però congeniale al Maestro, la separazione dei due ambienti gli faceva vivere la sua arte come un lavoro, avere orari e il doversi spostare per creare gli facevano vivere lo studio come un ufficio. Decise di trovare un’altra soluzione che trovò in zona San Salvario, era il 1975 allora come adesso il quartiere era multietnico e ben servito da ogni tipo di necessità tra cui stazione, ospedale, mezzi pubblici.

L’intero quartiere ha case particolari, l’eleganza degli androni, gli spazi studiati dal liberty, la raffinatezza dei particolari fecero innamorare Molinari di questa parte di Torino che essendo vicino alla stazione principale, sconta la nomea (come tutti i quartieri italiani nella stessa posizione) di zona malfamata e pericolosa. Decise di trasferirsi comunque in via Saluzzo sfatando quel mito, dove creò l’abitazione e lo studio insieme e dove non doveva sottostare a vincoli pratici per scolpire. Non era inusuale infatti sentire nel cuore della notte le macchine lavorare (sega a nastro etc) da subito le persone limitrofe sia del palazzo che di quelli attigui si abituarono, forse perché più incuriositi che infastiditi dalla novità, infatti nessuno si lamentò del disturbo, erano anche tempi diversi in cui la tolleranza era di casa quasi per tutti, specialmente in un quartiere così eterogeneo.

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Con il tempo gli abitanti di San Salvario capirono di avere un vicino particolare che non aveva problemi a uscire in accappatoio nero se per caso era in ritardo per una commissione e dopo poco commercianti e amici, iniziarono un rapporto con lui che andava oltre il semplice rapporto con un cliente. Anche se agli inizi degli anni 90′ la diffusione dei grandi ipermercati non solo di cibo si ampliò, Molinari continuò a servirsi del quartiere per l’acquisto dei materiali necessari al suo lavoro, non solo per il rapporto che si era creato, ma perché già aveva intuito il processo di ampliamento di queste grosse catene a discapito dei piccoli commercianti, fenomeno che con l’andare del tempo ha avuto le conseguenze che tutti conosciamo. Mario era solito dire che una persona si sente a casa quando trova uno spazio che ti dà armonia e spensieratezza, ma che questo sentimento doveva essere restituito all’ambiente circostante, così facendo si crea un connubio dove il quartiere “ringrazia” il fatto di ospitare una persona che a posteriori divenne un’eccellenza italiana e allo stesso tempo viene ringraziato dell’ospitalità.

di Jacopo Molinari, Ottoinforma

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