Oggi i tassisti incrociano le braccia. Nessun taxi si muoverà a Torino questo 17 febbraio: scioperano contro UberPop e l’inerzia delle istituzioni che non riescono ad arginare il successo di questa rivoluzionaria app che ti permette di avere un autista personale a prezzo conveniente. Era il 20 gennaio quando qui a San Salvario ci fu un vero e proprio flash-mob contro UberPop davanti al Teatro Colosseo, all’uscito della spettacolo di Claudio Bisio.

Riportiamo qui di seguito alcuni articoli che raccontano quel fatidico 20 gennaio, e le visioni, diametralmente opposte, degli autisti di taxi e di uberpop.

La rivolta dei tassisti contro Uber

A Torino non avranno vita facile i “driver” di Uber, la multinazionale del trasporto privato che tramite un’applicazione sullo smarphone permette ai passeggeri di mettersi direttamente in contatto con gli autisti, come ha dimostrato la protesta dei tassisti fuori dal teatro Colosseo, che il 20 gennaio ha dato vita a un autentico parapiglia.
Intorno alle 23, al termine dello spettacolo di Claudio Bisio che il teatro aveva pubblicizzato con lo slogan “Trasporto gratis con Uber Pop” ,sono più di cinquanta i taxi che bloccano via Madama Cristina, un flash mob in piena regola che poi degenera in insulti, calci alle auto e promesse di lotta senza quartiere a quelli che vengono chiamati “abusivi, illegali”. Tre autisti di Uber vengono accerchiati e presi a male parole, due passeggeri fatti scendere con la promessa che verranno scarrozzati a destinazione gratis da un taxi bianco in piena regola. Qualcuno perde la testa e un conducente di Uber si ritrova una gomma dell’auto bucata, il traffico rimane bloccato per un’ora mentre sul posto arrivano gli agenti della polizia municipale e gli uomini della Digos.
Dopo le scaramucce dei mesi scorsi, quando alcuni autisti di Uber erano stati seguiti e fatti multare dai vigili urbani – il Codice della strada proibisce il cosiddetto servizio di piazza a chi è sprovvisto della licenza – i tassisti hanno scelto di agire con forza, e per di più in massa, davanti al Colosseo, che aveva da poco lanciato la promozione “A teatro con Uber”, una corsa gratis agli spettatori che intendevano provare per la prima volta il servizio offerto dal colosso americano.
Parla di “intimidazione” e di “clima violento e di tensione”, la general manager di Uber Italia Benedetta Arese Lucini: “Non intendiamo accusare un’intera categoria, ma gli episodi di violenza ci sono stati e li denunceremo, così come continueremo ad aiutare i nostri autisti, come abbiamo fatto con chi si è visto sequestrare auto e patente”.
Intanto, Maurizio Marrone , capogruppo di Fratelli d’Italia in Comune, annuncia una mozione per impegnare la Giunta a diffidare legalmente Uber dallo svolgere attività, anche promozionali, a Torino.
Ieri, tra i tassisti che stazionano in Corso Marconi, non si parlava d’altro: “Hanno fatto bene – dice Antonio, alludendo alla protesta dei suoi colleghi – bisogna seguire questi autisti abusivi e segnalarli alla polizia. Già facciamo poche corse, in più si permette a chi è senza licenza di lavorare. Cose da matti”. Alcuni preferiscono non dire niente perché erano presenti davanti al Colosseo, altri allargano le braccia: “Per carità tutti devono lavorare – spiega Angelo, che guida un taxi da 24 anni – ma non trovo giusto che io debba fare visite periodiche e chi svolge il mio stesso mestiere no. Purtroppo qui in Italia è tutto lecito e noi come categoria non siamo per nulla tutelati”.

Thomas Ponte, Cronacaqui (22/01/2015)

Gli autisti di Uber: .

Accerchiati e minacciati da una folla inferocita di tassisti, con tanto di pneumatici tagliati e clienti fatti scendere dalle auto. Dopo l’assedio del 20 gennaio davanti al teatro Colosseo, gli autisti di Uber ora hanno paura.
I conducenti del colosso californiano del trasporto privato – in città sarebbero circa duecento – sono preoccupati per la piega che ha preso la guerra con i tassisti e in questo momento molti di loro non se la sentono di uscire a prendere le corse, come hanno spiegato ieri durante una riunione col referente di Uber per la zona di Torino.
“Abbiamo spiegato al rappresentate dell’azienda che dopo i fatti del Colosseo siamo tutti impauriti – racconta Roberto, 41 anni, che lavora per Uber dal dicembre scorso – e che temiamo nuove azioni dimostrative contro di noi, come hanno già annunciato i tassisti su alcune pagine Facebook. Un mio collega c’era martedì sera in via Madama Cristina e ha difeso un ragazzo che era stato letteralmente circondato. In queste condizioni è troppo rischioso uscire in strada”.
Il responsabile di Uber per Torino ha detto agli autisti che intende incontrare alcune delegazioni sindacali dei tassisti per evitare quella che ormai ha tutti i connotati di una guerra senza quartiere, sul tavolo ci sarebbe anche la proposta di aderire gratis per sei mesi alla piattaforma Uber Taxi, come avviene in altre città d’Europa.
Per molti l’applicazione UberPop, che mette in contatto direttamente passeggero e autista, rappresenta uno stipendio certo: “Con la mia disponibilità posso guadagnare fino 600- 700 euro al mese – spiega Roberto – e senza questi soldi sarei in difficoltà. I tassisti purtroppo non capiscono che la maggior parte dei nostri clienti non prenderebbero comunque i taxi per via del prezzo”.
Anche Pietro, letturista per l’Italgas con il contratto in scadenza ad aprile, grazie a Uber riesce a sbarcare il lunario dopo tre anni di difficoltà: “Se lavori tanto con un po’ di fortuna riesci ad arrivare a mille euro al mese, che rispetto ai 18 cent che guadagno per ogni lettura del gas è un’altra cosa. Questa è la mia fonte di reddito primaria ormai, senza sarei in grave difficoltà”.
Per i conducenti di Uber la vita in strada era dura anche prima del blitz davanti al Colosseo: “Faccio l’autista da due mesi – dice Pietro – e più volte alcuni tassisti mi hanno seguito, fotografato e addirittura minacciato. I miei clienti, che per la maggior parte sono giovani e studenti, non salirebbero mai su un taxi: una ragazza che porto spesso da San Salvario a Orbassano con me spende 15-18 euro, con un taxi 40. Prima che arrivasse Uber si fermava a dormire a Torino da un’amica”.

Thomas Ponte, Cronacaqui, (23/01/2015)

Fotografia in copertina da www.atitaxi.it

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