Questo articolo ci stava per sfuggire, è apparso nella rubrica “Questa è la mia città” di Maurizio Ternavasio, su La Stampa dell’ 11 dicembre 2009.


La doppia anima, di ieri e di oggi, di San Salvario

Quando, da piccolo, qualcuno che giocava con me a calcio mi chiedeva dove abitavo, rispondevo risoluto con il nome del quartiere, cioè San Salvario. Che allora era tutto il mio mondo e che rappresentava al meglio il mio senso di appartenenza ad una città amata sin dalla tenera età grazie alle passeggiate ovunque, mano nella mano, con mio padre. Che la conosceva, periferie escluse, palmo a palmo: se gli si nominava un tratto di una via, lui sapeva dire, con assoluta precisione, la corretta successione di portoni, negozi e stili architettonici.

San Salvario, ai tempi della mia fanciullezza-adolescenza (sto parlando del periodo che va dal 1963 al 1979), era un borgo abbastanza omogeneo, nonostante le sua immensa superficie: esso occupa infatti il vasto rettangolo compreso tra corso Bramante, la ferrovia, corso Vittorio Emanuele e il Po. Omogeneo e senza eccessivi problemi di ordine pubblico. Papà mi spiegava che tutte le città “soffrono” un po’ negli immediati dintorni della stazione, e all’epoca era sconsigliabile mettere piede (ma soltanto di notte) nel primo tratto dei portici di via Nizza (gioco delle tre carte, qualche barbone, molti sfaccendati) e in via Bernardino Galliari, da via Nizza, appunto, sino a piazza Madama Cristina. In questa via, all’angolo con via Sant’Anselmo, c’era un bar a cui con regolarità impressionante venivano apposti i sigilli perché frequentato da gente di (evidente) malaffare.

Per il resto, tutto nella norma anche dalle parti della parrocchia di largo Saluzzo. E piazza Madama in linea di massima era rassicurante come adesso. Certo, negli immediati dintorni c’erano edifici in rovina abitati da gente che magari faceva fatica a tirare avanti, ma nel complesso era un quartiere forse meno vivo, ma anche meno sporco e trasandato di ora. Anche se le cose, mi pare, stanno lentamente cambiando a parte qualche “microzona” ancora franca (in senso negativo).

A metà degli anni Ottanta, quando ero ormai emigrato altrove, capii la (nuova) situazione del borgo dalla risposta della madre di un amico, che disse alla mia, di madre, di abitare in «zona Valentino», un eufemismo per indicare la parte più residenziale di San Salvario: e dire che la signora in questione stava in via Petitti, che dista almeno un chilometro e mezzo dal parco del Valentino… Allora le zone pericolose alle spalle della stazione erano aumentate a dismisura, e a anche prima di cena bazzicare dalle parti di via San Pio V, via Principe Tommaso e via Berthollet metteva un po’ di soggezione (altro eufemismo).
Sul finire degli anni Novanta era arrivata l’onda lunga dello spaccio all’inizio del parco, sicché i problemi di ordine pubblico avevano ancor più amplificato le zone pressoché off-limits ad ogni ora del giorno.

Come detto, da qualche tempo, la situazione pare alquanto migliorata. San Salvario, o Valentino che dir si voglia, continua ad essere meravigliosamente residenziale dalle parti di corso Sclopis e di corso Galileo Galilei, un pò più caotica verso le Molinette, rumorosa in via Madama Cristina, trafficata in via Nizza e in via Valperga. Senza dimenticare il luminoso corso Marconi, il rassicurante (specie nell’ultimo tratto) corso Dante e il vivace corso Raffaello. Nessuno può negare come sia fascinoso abitare nell’ampia ragnatela delle sue vie: anche perché il centro, ma anche la collina e il Po sono lì, ad un tiro di schioppo.

4 Commenti. Nuovo commento

  • Davvero carino questo articolo!

    Tempo fa i commercianti della zona avevano proposto di cambiare il nome del quartiere in Borgo Madama Cristina, soprattutto per la parte da corso Marconi a corso Bramante.
    Tutto questo solo per evitare il processo mentale San Salvario=Criminalità=Pochi clienti.
    Processo mentale indotto dalle campagne mediatiche contro il nostro borgo..allucinante che si debba cambiare nome ad un intero quartiere per questo!

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  • ciao a tutti,i miei ricordi di San Salvario:
    anni 70/80 la lattaia Primavera e il marito Ettore con un negozietto che vendeva di tutto
    o il cinema Cristallo, con le sue grandi vetrine, qualcuno si ricorda del minimarket
    di via San Pio V? oppure del Valentino con le macchinine a pedali ?
    chissa’ se c’è qualcuno che mi risponde
    grazie

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  • Le macchinine me le ricordo si! =)

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  • ciao ma se makyo si ricorda delle macchinine
    a pedali, può darsi che si ricordi com’era
    il Valentino e via San Pio v, magari ha anche delle foto ? 🙂

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