Regna lo scetticismo nella comunità musulmana di San Salvario riguardo la dipartita di Osama Bin Laden, soprattutto tra i fedeli della moschea Ibn Al Khattab in via Saluzzo, un centro religioso frequentato da praticanti islamici delle etnie più diverse: egiziani, tunisini, somali, libanesi, giordani, algerini, marocchini, ma anche molti italiani.
Uno scetticismo innanzitutto dettato dalla generale convinzione che Bin Laden fosse morto già da tempo e che l’incursione dei Navy Seals, e la conseguente uccisione dello sceicco del terrore, non siano altro che un’operazione di propaganda politica da parte del governo Obama per guadagnare consensi agli occhi degli elettori.
Per Atef Hamad, che ricopre il ruolo di Imam presso la moschea di via Saluzzo, l’anima di Bin Laden va compianta come tutte quelle che lasciano il mondo terreno, al di là del suo ruolo di vertice all’interno di Al Qaeda: «Che Osama Bin Laden sia morto o meno, non ha alcuna importanza, lui già da tempo apparteneva al passato. In questi ultimi mesi l’Islam sta vivendo una nuova stagione, dove le persone dopo anni di dittatura possono finalmente parlare a voce alta, spingendo verso l’emarginazione i gruppi terroristici islamici come Al Qaeda». Sul raid che ha sancito la fine dello sceicco più ricercato al mondo, Hamad ha le idee chiare: «A mio modo di vedere le cose, gli Stati Uniti hanno agito in questo periodo perchè le elezioni presidenziali sono vicine, è stata un’operazione politica. Non capisco però come gli Usa possano entrare in Pakistan e uccidere Bin Laden senza il benestare della comunità internazionale, ma soprattutto non comprendo perchè non sia stato processato come Saddam Hussein, davanti a tutto il mondo».
Hussein Ewis -egiziano, da 7 anni a Torino- ha studiato letteratura araba classica presso la prestigiosa università Al Azher del Cairo ed è molto scettico sulle eventuali ritorsioni nei confronti dell’Occidente da parte di al Zawahiri, il medico egiziano indicato quale successore di Bin Laden: «Il clima è cambiato, basti pensare che gli stessi contatti egiziani di Al Qaeda si stanno discostando dalla vecchia politica dello sceicco. Con la caduta di Mubarak, due uomini di al Zawahiri coinvolti nell’uccisione del presidente Sadat sono tornati liberi e vanno addirittura in tv, ma il mondo arabo in questi mesi è molto cambiato ed è sempre meno propenso ad ascoltare i predicatori di odio».
Ma fuori dalla moschea c’è anche chi è rimasto indignato dal trattamento che gli States hanno riservato alla salma di Bin Laden: «Perchè gli Usa hanno buttato il corpo in mare, invece di consegnarlo ai familiari per un funerale islamico? -si chiede un ragazzo egiziano- Come possono gli Stati Uniti predicare civiltà e poi comportarsi così?».

di Thomas Ponte, Torino Cronaca (4/5/2011)

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