Il corteo del 1 marzo ha attraverso San Salvario scombussolando un po’ la routine pomeridiana. Dopo aver svoltato in Piazza Madama si è diretto verso il centro e la Prefettura.







La situazione sul fronte immigrati resta preoccupante e caotica, ancor di più in vista dell’ arrivo di altri migranti dalla Libia. E l’ Italia sembra non aver alcun progetto per gestire al meglio la situazione…

Questo articolo de La Stampa chiarisce le idee sulla drammatica realtà:

Scappati da un paese in rivolta, sbarcati a Lampedusa e da lì trasferiti a Crotone, da dove hanno preso un treno per fuggire a Torino. Vivrebbero ora nascosti a San Salvario una trentina di tunisini, giovani con meno di 25 anni – ci sarebbero anche dei minorenni – arrivati a Porta Nuova la settimana scorsa. La maggior parte avrebbe già fatto richiesta d’asilo, ma non vuole uscire allo scoperto perché terrorizzata di finire in un centro di accoglienza o di essere rimpatriata. A lanciare un appello per dare loro accoglienza sono i connazionali della moschea di via Saluzzo, ai quali i fuggiaschi si sono rivolti appena arrivati in città.

Ibrahim, portavoce dei tunisini della moschea di via Saluzzo, ha parlato del problema al sindaco Sergio Chiamparino, alla fiaccolata per la Libia di venerdì scorso, quando in settanta hanno bussato alle porte di via Saluzzo. La metà di loro è però di nuovo fuggita, stavolta verso la Francia. Lunedì sera, sempre Ibrahim, insieme ai ragazzi dell’associazione 3 febbraio (che lotta contro le discriminazioni, e fa anch’essa da ponte con gli immigrati che si nascondono), ha poi spiegato la situazione anche al circolo Pd di San Salvario, e alcuni esponenti sono andati ieri in moschea per capire meglio la situazione. Ma non c’è stato modo di parlare con i fuggiaschi, perché proprio ieri le strade del quartiere erano piene di forze dell’ordine per la manifestazione contro il razzismo. E con tutta quella polizia, i ragazzi si sono rifiutati di farsi vedere.

«Sono terrorizzati di finire in un Cie – spiega – qui diamo loro un pasto caldo, ma non possiamo dargli un tetto. Chiediamo alle istituzioni di farsi carico di questa situazione drammatica». Drammatica, ma spinosa se i tunisini non escono allo scoperto. Anche al Pd di San Salvario spiegano di essere disposti a dare una mano, ma prima occorre verificare i documenti che hanno e capire se sono rifugiati o clandestini. Perché, in quel caso, il Cie sarebbe la destinazione inevitabile, così com’è stato per una cinquantina di loro connazionali trasferiti nelle settimane scorse da Lampedusa.

Proprio al Cie, nella serata di lunedì, alcuni immigrati hanno provocato un incendio che ha reso inagibili quattro stanze dormitorio dell’area che ospitava 25 persone, tra cui 15 tunisini: nessun ferito, ma danni alle strutture per migliaia di euro. I soccorsi non sono stati ostacolati dagli stranieri, come capitato in altre situazioni analoghe (Modena, Brindisi, Gradisca): le fiamme sono state spente in mezz’ora e i 25 ospiti trasferiti in un’altra area.

Situazione tornata alla calma, ma anche contro i Cie si è rivolta la protesta dei circa 800 italiani e stranieri che hanno sfilato ieri pomeriggio da Porta Nuova alla Prefettura, passando per San Salvario. Un primo marzo che l’anno scorso era stato segnato dall’indignazione per le vicende di Rosarno e che quest’anno sventola anche la bandiera della solidarietà con le lotte dei popoli del Nordafrica. Corteo pacifico, solo un paio di gesti di protesta: il totem degli Alpini davanti alla stazione è stato coperto con un telo nero prima della partenza, mentre alcuni manifestanti hanno riempito di scritte i muri lungo il percorso. E sulle filiali Unicredit di via Madama Cristina: «Unicredit complice di Gheddafi».

di Paola Italiano e Claudio Laugeri, La Stampa (02/03/2011)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Compila questo campo
Compila questo campo
Inserisci un indirizzo email valido.
Devi accettare i termini per procedere