Com’era San Salvario nel 1880?

Non era molto diversa da quella di oggi, la San Salvario raccontata da Edmondo De Amicis nel capitolo “La Città” del libro “Torino”, affresco della nuova e ruggente Torino degli anni della Belle Epoque. Era il 1880 e San Salvario si stava ancora sviluppando ma aveva già un suo spirito che contraddistingueva questo borgo dagli altri. Sarà la vicinanza della “gigantesca officina”, la Stazione di Porta Nuova, e dei tanti caffè, dei bar, del parco del Valentino dove rilassarsi, sarà per tante cose, ma quella San Salvario lì non sembra essere mai scomparsa, così come quell’animo “un po’ rozzo, democratico, allegro e chiassoso la sera, pieno di buone speranze”.

Il Borgo San Salvario è una specie di piccola city di Torino, dalle grandi case annerite, velato dai nuvoli di fumo della grande stazione della strada ferrata, che lo riempie tutto del suo respiro affannoso, del frastuono metallico della sua vita rude, affrettata e senza riposo; una piccola città a parte, giovane di trent’ anni, operosa, formicolante di operai lordi di polvere di carbone e di impiegati accigliati, che attraversano le strade a passi frattolosi, fra lo scalpitio dei cavalli colossali e lo strepito dei carri merci che fan tintinnare i vetri, barcollando fra gli omnibus, i tranvai e le carrette, sul ciottolato sonoro. L’aspetto del sobborgo è ancora torinese, ma arieggia la ‘barriera’ di Parigi. I portici sono affollati di gente affaccendata, che si disputa lo spazio; le scale delle case risuonano di passi precipitosi; nei caffè si parla d’affari; tutto dà l’indizio d’una vita più concitata che nelle altre parti di Torino. E’ una piccola Torino in blouse, che si leva di buon’ora, e lavora coll’orologio alla mano, senza perdere tempo; che frequenta il teatro Balbo, passeggia sul Corso del Re e va a prendere la tazza al Caffè Ligure, allegra e chiassosa la sera, democratica, un po’ rozza, piena di buone speranze, ariosa e pulita, un po’ affaticata, ma che par contenta di sè, in mezzo alla verzura e ai larghi viali che le fanno corona, davanti alla stazione che l’assorda coi suoi fragori e i suoi sbuffi di gigantesca officina.

Edmondo De Amicis, estratto de “La Città” in “Torino”, 1880

A Edmondo De Amicis, tra l’altro, è dedicata addirittura una piazza nella parte meridionale di borgo San Salvario. All’intersezione fra corso Dante e via Nizza c’è infatti una bella piazza, purtroppo molto trafficata, che porta il nome dell’illustre scrittore e giornalista ligure.

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Qui di seguito una galleria di fotografie d’epoca del quartiere.

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