Una storia a doppio filo fra Argentina e Italia su chiese, architetti…e marinai!

Cosa può accomunare Buenos Aires, la rinomata capitale dell’Argentina, con San Salvario?
Proprio nulla, direte voi. Invece se mai nella vita vi ritroverete oltreoceano, e per caso vi ritrovaste nel quartiere di Caballito, a sud-ovest del centro della città, vi apparirà una grande, grossa e curiosa chiesa. E’ la basilica di Nostra Señora de los Buenos Aires ed è quasi uguale ad un’altra grande e grossa chiesa, il Sacro Cuore di Maria, sita proprio nel cuore di San Salvario, fra le vie Morgari e Belfiore.

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buenos  aires - san salvario
A sinistra “Nuestra Senora de Los Buenos Aires” a Buenos Aires e a destra il “Sacro Cuore di Maria” a San Salvario
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interni buenos aires - san salvario
L’interno delle due chiese – In alto siamo a Buenos Aires, in basso a San Salvario

Come mai un pezzo di San Salvario si trova in Argentina? E’ una storia che inizia quando l’architetto Ceppi, maestro dell’eclettismo torinese, progettò questo santuario nel 1889. In poco tempo il grande santuario dedicato a Maria prese forma, grazie alla guida del teologo Olivero, molto preoccupato, pare, che nella regione di San Salvario vi fossero più osterie che luoghi di culto! Carlo Ceppi dunque, raccolse l’invito del teologo e progettò una chiesa eclettica dal gusto neogotico, con le colonne polistili, il grande rosone, le vetrate colorate e un inusuale colore verde-oro negli interni, che presentano accenni liberty e arts and craft. Un bel mix di stili diversi che nelle guide dell’epoca veniva addirittura definito “architettura moderna”.

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Dall’altra parte dell’oceano c’era invece un altro architetto, il salesiano Vespignani, che rimase affascinato dall’opera del Ceppi. E decise di costruire una replica quasi identica del Sacro Cuore di Maria a Buenos Aires. Se la facciata, con i due campanili aguzzi, differisce un poco dalla chiesa di San Salvario, l’interno è identico (colori a parte) e ripropone lo stesso gioco di geometrie che il Ceppi aveva ideato rifacendosi alle architetture del Guarini. La basilica argentina fu costruita poco tempo dopo quella di San Salvario, nel 1912, ed è dedicata alla Madonna di Bonaria, protettrice della Sardegna e dei naviganti. E qui nasce una storia curiosa e poco conosciuta: la città di Buenos Aires infatti deve il suo nome a dei marinai sardi che erano al seguito dei conquistadores quando venne fondata, nel 1580.

D’altro canto un po’ di Argentina si trova anche a San Salvario. Fu proprio in questo quartiere (forse ispirati dall’architetto Vespignani?) e poco lontano dal Sacro Cuore di Maria, in via Silvio Pellico 2/bis, che aprì anni fa uno dei primi ristoranti argentini di Torino, il Pasion, che ancora oggi offre ai propri clienti la tipica atmosfera latino-americana. E’ certo una tappa più profana, rispetto a chiese e santuari, ma se volete ritrovarvi di colpo catapultati in Argentina, fra carne e musica a go-go, questo è il posto giusto!

Per approfondire:
Sito sulla storia della chiesa di Nuestra Senora de los Buenos Aires (in castigliano)
Sito sull’architettura italiana a Buenos Aires (in castigliano)

Crediti fotografie:
sunsalvario.it
arquitectos-italianos-buenos-aires.blogspot.it[/fusion_builder_column][/fusion_builder_row][/fusion_builder_container]

2 Commenti. Nuovo commento

  • Vincenzo Canta
    23 Febbraio 2014 18:04

    Ricordo che la chiesa del Cuore di Maria subì gravissimi danni da un bombardamento bellico; nel dopoguerra la ricostruzione fu assai lenta, mentre le funzioni si tenevano nel sotterraneo; a lavori finiti, fu riconsacrata e riaperta solennemente nel 1955.

    Rispondi
    • Sun Salvario
      25 Marzo 2014 15:04

      Molto interessante Vincenzo. Sarebbe bello poter riaprire il sotterraneo che a quanto sappiamo ospitava anche proiezioni cinematografiche e attività varie.

      Rispondi

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