Avrupalilar è un diario di viaggio, dall’Italia alla Turchia continentale, via Istanbul, e ritorno. Un diario fatto di riflessioni, derive e sorprese. Dove trovano posto addii, aeroporti, arrivederci, arrivi, birre, i Byrds, camerieri, cani che parlano, carretti, cavalieri Jedi, cecchini, centauri, cicogne, i fratelli Coen, Leonard Cohen, confessioni, cowboy, dervisci, deviazioni, Dylan, Clint Eastwood, fiori, guerre di gatti, uno Hyundai, l’Imodium, indiani, kalashnikov, nebbie, notti in balcone, pannocchie, partenze, piercing, Qui Quo e Qua, radio, rocce, scuole coraniche, stazioni, stelle, tassisti, trenini, uomini donne e bambini, uova, e tutti noi insomma. Che ci chiediamo cosa significhi Avrupalilar.

venerdì 29 aprile ore 20.00
Casa del Quartiere, via Morgari 14 Torino
aperitivo – reading – concerto
sul libro “Avrupalilar
(Marco Magnone, Pangramma Libri, 2010)

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Avrupalilar. Così ha bofonchiato il tipo dell’ostello a Sultanahmet, indicando con la mano verso di noi. Parlottando con un operaio, che stava sventrando il bagno comune al piano terra. Mi è sembrato che le cose siano andate così, ma c’era un sacco di casino, vai e vieni, monta e smonta, e poi noi eravamo stanchi e distratti. Il viaggio agli sgoccioli, stavamo saldando il conto prima di andare all’aeroporto. Avevamo sulla schiena le notti in terrazza, i giorni sul pullman, le colazioni alla turca, le insolazioni in battello, i trekking ai bazar. Avrupalilar: spalanco le labbra sulla A, come se ne fossi sorpreso, poi le richiudo come una serranda tra la V, la R e la U, come se mi intimidissero. E vado avanti così, a boccheggiare, aprendo e serrando la bocca come un pesce rosso. PA, apro, Li, chiudo, LAR, riapro definitivamente. Ripeto tutto da capo. Due, tre volte, finché riemerge qualcosa in superficie: Yasim, o forse suo cugino Vedo, aveva boccheggiato furbo, Avrupalilar!, a proposito delle ragazze turche, che avremmo incontrato sulla costa. In discoteca o nei club, almeno. E Sakir, boccheggiava Avrupalilar!, riferendosi rassicurante e bonario ai suoi vecchi amici che ci aspettavano, disinteressati e ammiccanti, nella sua casa. Che per l’occasione aveva tutta l’aria di un negozio di tappeti. E Hakan, boccheggiava contrariato Avrupalilar!, discutendo con Hasan e Oçan dei calciatori selezionati per le prossime amichevoli della nazionale turca da quel diavolo di olandese volante di Guus Hiddink.

Ho smesso di boccheggiare come un pesce rosso e ho pensato che Avrupalilar ci ha tenuto compagnia per tutto il viaggio, senza farsi scoprire nemmeno una volta, finora. Era a Istanbul e in Cappadocia, lungo la spina dorsale dell’Anatolia, e a prendere il sole sulla costa. Con la stessa discrezione della carta stradale nel cruscotto, che non sai mai che c’è e poi salta fuori così. Soprattutto se il cruscotto è il cruscotto di uno Hyundai affittato, quindi è un cruscotto affittato a sua volta. Con cui non hai troppa confidenza e che può sempre riservarti qualche sorpresa. Senza più boccheggiare allora penso che forse ce ne potrebbero aver parlato anche Kelly, Mehmet, Diogene, Aziz, Sibel, Hanifi, Toba, Mustapha, il cane Nur, Adriane, Tom, Ali, Oylum, Angelo e Angela e tutti gli altri e chissà a che cosa pensavo io. No, così sarebbe troppo. Troppo, come il conto dell’ostello: ad aggiustare le cose però ci sta già pensando Emma. Avrupalilar in turco significa: loro sono europei. E noi, noi siamo in ritardo. Anche questa volta.

da www.nuok.it – rubrica: Stambul

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