Sul Torinosette del 15 gennaio appare questo articolo di Globalisti a Torino:

“Non vogliamo che la gente pensi che noi passiamo tutto il nostro tempo a San Salvario bevendo. C’è un bar all’angolo della nostra strada, ma non ci siamo mai andati, nemmeno una volta. Comunque abbiamo avuto, sì, il nostro bar preferito a San Salvario. Ma è morto un po’ di tempo fa! E pare non sia stato solo il nostro preferito, ma anche di altra gente, perché sembra sia stato molto rumoroso. Questo è vero, anche noi andandoci dovevamo urlare per poterci sentire. Ma il rumore non dipendeva da azioni illegali, tipo droga, o comportamenti incontrollati da alcolizzati. Al contrario, era uno dei posti a Torino dove la gente si comportava nel modo più civile possibile. Gente povera poteva mangiare gratis, e altra gente giovane, vecchia, poverao ricca poteva bere, mangiaree sopratuttto comunicare, parlare, divertirsi. La gente ci veniva giusto per stare con i propri amici.ABruce piaceva soprattutto bere il rum, dato che il posto era come un museo del rum, e i proprietari i suoi curatori. Forse il «Biberon » non era il cuore di San Salvario, ma era senz’altro il suo fegato.

Poche ore fa siamo passati vicino al posto, abbiamo fotografato la sigillatura e le candele che oramai stanno lì come se fosse un cimitero. E abbiamo guardato i balconi intorno al locale immaginando la gente che ci vive, se adesso siano contenti del silenzio oppure glimanchi il movimento. I filosofi politici dicono che il male peggiore non deriva dalla collisione di una cosa buona con una malvagia, ma dalla collisione di due cose buone. Se il nostro silenzioso bar sotto casa diventasse un «Biberon » nuovo, non so come potremmo dormire. Quindi è proprio una questione di design, basta tappezzare i muri per risolvere la questione. Ma qui c’è anche la collisione di due concetti torinesi di fondo: da un lato abbiamo i torinesi silenziosi, riservati e dignitosi, che vogliono avere la propria libertà personale rinchiusa. E poi abbiamo i giovani socievoli, intraprendenti, che vogliono comunicare. Ci sono molti posti grandi a Torino che sono talmente silenziosi che il battito d’ali di un uccello sembra un colpo di pistola. Ma la gente in lutto per il «Biberon» va con le candele al posto dove sorgeva una volta per commemorare la loro comune vita gioiosa. Se pensiamo che questo silenzio finale attende tutti, ci viene una gran voglia di bere qualcosa.”

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  • Un’emozionante punto di vista. Si fa condividere, sorridendo per la riuscitissima scrittura, ma con l’amaro in bocca per l’immutabile realtà…

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