Dopo Bersani e Renzi, ieri (l’altro ieri, ndr) domenica 28 ottobre è toccato a Nichi Vendola il tour de force torinese per la campagna dedicata alle primarie. Dopo un appuntamento mattutino ad Alpignano, il leader di SEL sbarca in Piazza Madama, cuore di San Salvario. L’ambiente è diametralmente opposto a quello che ospitava Renzi la scorsa settimana: la gente si raccoglie attorno ad un palco modesto il cui obiettivo è forse proprio avvicinare la gente comune alla politica.
“Non si rifiuta la politica umana, ma si rifiuta la politica chiusa nel palazzo”. Vendola risponde alle domande poste da persone scelte tra il pubblico, lo fa infiammando la folla e dando, unico tra i candidati alle primarie, risposte chiare e decise.
Tanti i temi trattati, tutti incentrati sulla politica sociale. Il presidente della Regione Puglia auspica ad un più razionale ed ecologico utilizzo del territorio a scapito della cementificazione, promette di battersi per migliorare le condizioni delle periferie. Non spread economico ma ambientale, “finché non lo capiremo, continueremo inutilmente a bucare le montagne”.
Le risposte sono nitide e concise, come quella in merito alla condizione della donna, definita “zimbello, ornamento e preda” dei maschi, mercificata da anni di berlusconismo. Ribadisce la sua posizione riguardo ad unioni civili ed eutanasia, e nel farlo attacca l’ipocrisia della casta, “di vizi privati e pubbliche virtù”. Vendola, parlando di istruzione, non risparmia la stoccata alla Gelmini, “il cuore del progetto berlusconiano, ne avevamo sottovalutato la pericolosità”. I bambini, secondo Vendola, sono i primi a pagare l’impoverimento sociale.
“Siamo diventati barbari considerando barbari gli stranieri, il cassaintegrato non se la prende con Marchionne ma fa una guerra tra poveri con l’immigrato quando dovrebbe camminare con lui contro il privilegio”. Questa la visione del candidato sul fenomeno dell’immigrazione, accompagnata da toni biblici: il messaggio non è più “eri straniero e ti ho accolto” ma “eri straniero e ti ho messo in un CPT”.
Nell’agenda vendoliana ha importanza capitale strappare la Bossi-Fini e ripensare il diritto alla cittadinanza, che dev’essere data dalla fraternità.
Per finire, gli attacchi ai diretti concorrenti:”Caro Renzi, il cambiamento è rottamare la legge 30; caro Bersani, il cambiamento non è l’alleanza con i moderati che hanno fatto mancare all’Italia l’appuntamento con la modernità!”
Un discorso di fuoco in una piazza che è anche mercato, luogo d’incontro tra persone appartenenti ad una comunità i cui dolori, secondo Vendola, la politica deve tornare ad ascoltare per rifiorire.
Vendola il dolore della gente lo ascolta eccome; proprio per questo ha raggiunto in serata il Cancello 2 di Mirafiori per un incontro con Giorgio Airaudo moderato dal giornalista Paolo Griseri. Prima di entrare nel vivo del dibattito, Vendola assicura che mercoledì, in caso di una sentenza di condanna nel processo che lo vede imputato, lascerebbe la corsa alle primarie e ogni carica pubblica per potersi difendere da privato cittadino. A Mirafiori il pubblico è prevalentemente operaio e il tono del leader di SEL si adegua: si parla dell’importanza centrale del lavoro e di Mirafiori ma non solo. Vendola è visibilmente emozionato e racconta ai presenti le sue esperienze al fianco della classe operaia e aneddoti sull’annosa battaglia contro il Capitale, una guerra trentennale cominciata con la marcia dei Quarantamila e conclusasi due anni fa con il referendum imposto da Marchionne. Proprio l’AD Fiat è il principale bersaglio di Vendola, che chiude tra gli applausi del pubblico e si mostra, unico tra i candidati alle primarie, un determinato fautore di una seria politica del lavoro come propulsore della vita in una nazione civile. Mirafiori è un simbolo, e in questo luogo si compie oggi una precisa scelta di campo. L’Italia dei Marchionne. “Oppure Vendola”.

di Jacopo Calzi e Matteo Fontanone, Retronline (29/10/2012)

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