È stato definito il quadrilatero della paura, in opposizione al più noto quadrilatero dei locali alla moda. Quando poi i locali sono arrivati anche lì, ecco pronto il cliché della movida. La verità, dicevano gli antichi, sta nel mezzo. E tra la movida e la paura c’è San Salvario per quello che è, al di là da ogni etichetta.

ACCONCIATURE AFRO
È un venerdì qualunque, i capelli hanno bisogno una spuntatina e la barba pure, giri l’angolo e la vertigine della città ortogonale cade nelle braccia di via Ormea. Le insegne dei negozi sono in quattro lingue, compreso il piemontese: in certo modo confortato dall’idea di trovare un sig. Pautasso con baffetti e forbici entri in quel “barbé” e ti ritrovi tra le cure di una grande signora nigeriana, vestita dei suoi pagnes africani. Con il nuovo taglio afro percorri via Ormea che sembri Will Smith in cerca di un posto dove fare aperitivo. Intanto le ragazze del pensionato delle suore dell’Immacolata Concezione rientrano veloci per il coprifuoco mentre le prostitute fanno il cambio della guardia e le più anziane lasciano spazio alle più giovani: «Alle sette e mezza mi ritiro -dice Mary, sulla settantina, un po’ brilla- i miei clienti sono persone anziane che la sera vanno a dormire presto».

APERITIVO IN LAVANDERIA
L’ospedale valdese è un via vai di malati, medici e mendicanti. Una ragazza rom presidia l’ingresso: «Nostro signore quest’anno è femmina», dice riferendosi al fatto che il primo nato dell’anno pare fosse una bambina romena. Casa Blengini, il grande palazzo liberty dalle inferriate decorate con motivi floreali, assiste muto alla scena. Altra svolta vertiginosa per via Lombroso, l’orfanotrofio israelitico ora ospita un istituto tecnico per geometri. Da lì, nel marzo ’44, una colonna di bambini in fila per due -in modo che sembrasse una gita- si diresse verso le colline scampando allo sterminio. Di nuovo a destra, per via Principe Tommaso. Ti fermi per un aperitivo veloce in una delle tante lavanderie a gettoni: tutti quelli che aspettano hanno una lattina di birra in mano, con le conoscenze giuste è facile farsi offrire. I vecchietti corrono all’appuntamento con le carte: il bar cinese è sempre pieno, si sentono grida che chiamano picche o fiori. Un tizio che chiama denari passa ciondolando: «Sono senza lavoro», dice.

PUB IRLANDESE, PARDON, MAROCCHINO
Si fa buio e locali dal multiculturalismo chic si riempiono. L’unico vuoto è il pub celtico-marocchino di via Galliari che serve birra irlandese ed è gestito da un signore di Casablanca: una grande palma fluorescente campeggia tra i tavolini in legno. Un piccolo laboratorio di stiratura e sartoria, stracolmo di vestiti, abbassa la serranda: Esperanza lo tiene aperto tutti i pomeriggi fino a tardi, il mattino no: «Vado a fare i lavori in case qui intorno». Dopo aver sbattuto l’uomo nero in prima pagina, i redattori del giornale locale tornano a casa.

ARREDI MOBILI
Non lontano qualche pusher si mescola alla folla, senza avvicinarsi però alle camionette degli alpini che presidiano la sinagoga. I ritardatari del rendez-vous amoroso animano il via vai tra i due cinema porno Maffei e Metropol, nel bar accanto è possibile ritrovare Mary con altre colleghe: «un bicchiere di vino e una briscola, meritato riposo!» sotto le insegne al neon erotico tardo-novecentesco. Dopo l’ennesima svolta ortogonale, finalmente una bevuta economica al risto-pub popolare, musica dei CCCP, pannelli d’arte alle pareti, calcetto, che sembra un misto tra un oratorio e una vecchia sede di “sinistra operaia”. Poco più in là alcune sedie azzurre con la scritta: “Arredo mobile di San Salvario n°4. Per Amiat: non è un rifiuto”. Mentre ti siedi Largo Saluzzo s’illumina della Chiesa dei SS. Pietro e Paolo -quella di don Gallo- e dell’insegna della sede della Lega Nord. Dal cine teatro Baretti esce una folla di giovani: pronti a immergersi nel cine della realtà.

3 Commenti. Nuovo commento

  • Bel “racconto” Matteo! L’ avevo letto tempo fa…ma non sapevo l’ avessi scritto tu, bravo!
    Il pub celtico-marocchino oramai è chiuso (diciamo che non è mai stato raccomandabile…) chissà cosa faranno al suo posto!
    E al risto-pub popolare, il Barnum penso, non ci son mai stato quindi…birra lì d’ obbligo!

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  • Ma dove cazzo vivete?? San Salvario è un cesso a cielo aperto!! Quello che non è merda di cane sono rifiuti umani , fancazzisti e spacciatori , froci e puttane !!! Siamo invasi , si INVASI da facce da merda negri che bivaccano tutto il giorno mantenuti dalle tasse che paga chi lavora , e loro per tutta risposta ti guardano come se fossi un coglione che lavora . Voi stronzetti che apprezzate tutta questa situazione siete solo dei “fighetti” di merda mantenuti da papi e mami.. Andate a fare in culo voi e i vostri schifosi rifiuti “umani”.

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  • Per scrivere un commento del genere, penso che tu non abbia mai vissuto da queste parti. In ogni caso, se non riesci a vivere con persone di ogni razza e tipo, allora mi dispiace. Per te.

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