“Via Nizza, la riqualificazione arriva porta a porta”

Il palazzo delle Poste abbandonato è uno dei maggiori elementi di degrado di via Nizza

I volontari entreranno nei negozi e suoneranno il campanello di ogni casa in ogni palazzo. In via Nizza oggi si tenta un’azione di sensibilizzazione porta a porta sul rispetto e la cura dello spazio pubblico. In attesa delle riqualificazioni strutturali, rallentate dalla crisi, l’Agenzia per lo sviluppo locale di San Salvario continua la sua azione per strada per riqualificare il tratto accanto a Porta Nuova fino a largo Marconi, un’area ancora afflitta da degrado e microcriminalità, specie sotto i portici. L’iniziativa è accompagnata anche dal mercato dello scambio Senza Moneta, nell’ambito della giornata «Puliamo il mondo».

I portici attendono
Tutto è stato predisposto per i lavori di rifacimento del sottoportico, per i lavori di illuminazione e per gli incentivi ai commercianti per risistemare vetrine e insegne. Ci sono le delibere e le determine comunali: ma mancano i soldi, e le gare d’appalto non sono ancora partite.

Il palazzo della vergogna
Più tranquilla la situazione nel tratto senza portici fino a largo Marconi, dove però i commercianti soffrono la carenza di passaggi, un tempo garantita dalla fermata della Satti e dalle centinaia di dipendenti delle Poste. Che oggi è vuoto, pericolante, transennato da mesi, e attira soltanto senza tetto e disperati.

Qualche miglioramento
«Qualche segnale di miglioramento c’è, ma aspettiamo i lavori per intervenire in modo più incisivo», spiega Roberto Arnaudo, direttore dell’Agenzia. «Sono stati fatti i lavori di recupero all’interno degli stabili, viene garantita una presenza fissa due volte a settimana più altri passaggi occasionali, che hanno permesso di intercettare e risolvere singole situazioni di disagio». Molte le speranze riposte nel prossimo investimento della dinastia Miroglio, con l’apertura (si spera nei primi mesi del 2013) di un grande caffè e lounge bar all’angolo con corso Vittorio. Intanto, oggi, in via Nizza si fa da sè, con la scopa in mano e tanta buona volontà.

di Paola Italiano, La Stampa (29/09/2012)

“La Soprintendenza boccia la ruota panoramica”

“È inadatta al Valentino: meglio in periferia”

Per dirla alla don Abbondio, «la ruota panoramica al Valentino non s’ha da fare, né ora né mai». E’ questo il giudizio espresso dalla Soprintendenza a proposito della struttura che il Comune avrebbe in progetto di collocare nel cuore del parco sul Po, tra il Castello del Valentino e il Borgo Medievale.
Una giostra di 60 metri, contro la quale gli uffici di Palazzo Chiablese hanno espresso il loro secco no. Il soprintendente ai Beni Architettonici e Paesaggistici, Luca Rinaldi, ha inviato negli scorsi giorni una lettera al sindaco Piero Fassino, per manifestare la sua netta contrarietà al progetto di loisir.
«La fisionomia ancora ottocentesca del Valentino, che è parco di particolare interesse paesaggistico e monumentale – spiega –, non consente l’inserimento di questo tipo di strutture, che deturpano la bellezza e il decoro di quell’incantevole spazio verde, davanti al fiume e alla collina».

Il cemento
L’attrazione turistica prevederebbe, infatti, un grande basamento in cemento che, secondo gli esperti della Soprintendenza, andrebbe a «deturpare l’immagine complessiva del parco». Niente luci né cabine volanti, in mezzo a monumenti come il Castello, l’adiacente Promotrice, il Borgo, il Teatro Nuovo e Torino Esposizioni.

Troppi vincoli
Il benestare necessario per mandare avanti la progettazione della ruota non c’è. Il parco ha un vincolo, e il parere del soprintendente non si può scavalcare. Il responsabile ministeriale motiva le sue preoccupazioni: «Sappiamo che il discorso è ancora un pourparler. Abbiamo tuttavia scritto una lettera preventiva, per bloccare sul nascere un’operazione inopportuna».

Prima in Italia
Torino sarebbe la prima grande città italiana a disporre di questa attrazione turistica, che comunque renderebbe anche molto bene al Comune.

Il modello Siviglia
Il modello R60 è già presente a Siviglia, Belfast e Windsor (Canada). E hanno un bel dire i difensori della ruota, che intravedono possibilità di creare divertimento e turismo nella città battuta dalla crisi. «Non è per chiudere le porte alle attrazioni ludiche», continua Rinaldi, che nelle capitali europee come Londra e Vienna sono divenute ormai un simbolo dello skyline. L’architetto ne fa una questione di conservazione dell’immagine. Spiega come «l’idea di impiantare un bestione di quelle dimensioni al centro del Valentino non si confà con la zona. Esattamente come le baraccopoli ai Murazzi stonano con il volto di piazza Vittorio».

Trovare altre aree
Dunque, il progetto della ruota è destinato a finire per sempre nel libro delle opere impossibili? «Il mio auspicio – spiega ancora il Sovrintendente – è che il Comune collochi altrove la struttura, se la ritiene necessaria. Ci sono parchi in grado di ospitarla, anche senza andare in periferia. Parchi che non ospitano monumenti storici».

Location vincolante
Al riguardo, però, i progettisti si sarebbero già espressi in modo chiaro: «Siamo interessati a quel particolare punto del Valentino. In alternativa piuttosto rinunciamo a tutta l’opera». Si potrebbe cambiare il disegno, per renderlo più compatibile con l’ambiente del parco? «Sulla carta, tutto è possibile – concludono i guardiani del Bello -, anche un progetto di particolare sensibilità. Ma per quanto mi sforzi, non riesco a pensare come si possa realizzare, né come si possa superare il nostro parere negativo».

di Letizia Tortello, La Stampa (29/09/2012)

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