San Salvario chiude per difendere il Valdese

Serrande abbassate anche in via Madama Cristina in solidarietà con il comitato che stamattina ha protestato contro la decisione dell’assessorato di riconvertire l’ospedale

Hanno chiuso anche i negozi di via Madama Cristina in solidarietà con il comitato che questa mattina ha protestato contro la decisione dell’assessorato di riconvertire l’ospedale Valdese. duecento persone si sono radunate davanti a Palazzo Lascaris, cittadini, medici, infermieri, commercianti, il moderatore della Tavola Valdese Eugenio Deberardinis, il presidente della ottava circoscrizione Mario Levi.

Da tempo si attendono notizie sul futuro della struttura di San Salvario, dove ormai da giorni le prenotazioni per i service sono state interrotte senza che alcuna comunicazione ufficiale sia ancora arrivata ai responsabili. Verso le undici una delegazione del comitato è stata ricevuta dal Consiglio regionale, una lunga serie di interventi per raccontare l’attività in ospedale e il ruolo nel quartiere. “L’assessore alla sanità continua a non farsi vedere e soprattutto non comunicare le decisioni prese”, dice Roberto Dosio, uno dei portavoce del comitato e rappresentante Cgil. La richiesta è che si convochi la commissione istituita nel 2004, organismo all’interno del quale dovrebbero essere fatte le scelte.

di Sara Strippoli, Repubblica (30/10/2012)

Valdese, giunta da ricovero

Protesta di medici, infermieri, pazienti e cittadini di San Salvario. Chiedono di conoscere i piani della Regione sul nosocomio. Monferino assente, tanto per cambiare

“Se la giunta fosse l’ospedale Valdese Cota sarebbe già dimesso”. È la prognosi, impietosa ma supportata dalla realtà dei (mis)fatti perpetrati ai danni dell’ospedale torinese. emessa stamane nel corso del sit in organizzato a Torino, in via Alfieri, sede del Consiglio Regionale del Piemonte. La protesta, l’ennesima, ha coinvolto medici, infermieri, pazienti e cittadini di San Salvario: tutti a difendere la struttura dall’indeterminatezza del governo regionale. Una manifestazione che ha visto un centinaio di persone affollare l’ingresso di Palazzo Lascaris invocando un incontro urgente con l’assessore alla Sanità Paolo Monferino, ancora una volta latitante. Ricevuti da una rappresentanza dell’Assemblea regionale, i manifestanti hanno chiesto lumi sul futuro del presidio ospedaliero. «Siamo convinti – spiega Monica Cerutti (Sel) – che questi cittadini che lavorano o vengono curati nella struttura sanitaria di San Salvario abbiano il diritto ad ottenere risposte. E’ necessario che venga al più presto convocata la tavola valdese. I pazienti sono realmente preoccupati, quotidianamente riceviamo sollecitazioni ed è, a dir poco, deprecabile che ad esempio le donne in terapia oncologica non sappiano quale sia il loro futuro dopo il 31 dicembre 2012».

Analogo appello è stato rivolto da Nino Boeti (Pd): «Non è solo una necessità di chiarezza e trasparenza: è un obbligo politico e morale che dovrebbe spingere l’assessore a chiarire il futuro di un nosocomio modello per qualità e quantità di prestazioni, al quale tante pazienti, colpite anche da gravi patologie, fanno riferimento da molti anni. Non è giusto che ora sappiano che cosa succederà? Se potranno farsi curare dallo stesso medico, mantenendo il rapporto sanitario e umano che tanta importanza ha avuto e ha nei percorsi terapeutici del Valdese. O se invece dovranno rivolgersi da una altra parte, ricominciando un percorso complesso e doloroso».

A quanto pare, prosegue l’esponente democratico, Monferino «non sente l’obbligo di rispettare la legge regionale del 2004 che prevede per il Valdese il mantenimento dei livelli di prestazione e la costituzione di una commissione consultiva dal parere obbligatorio. Non si può cancellare un’esperienza come questa, del suo personale e dei suoi pazienti. Mentre Monferino tace, il direttore generale annuncia il non rinnovo dei contratti per i service in scadenza a fine anno. Non si può chiudere un ospedale senza che l’assessore neanche lo comunichi ai cittadini».

da Lo spiffero (30/10/2012)

San Salvario contro i box auto. “Corso Marconi non si tocca”

Un quartiere intero contro il cemento. I residenti di San Salvario sembrano avere le idee chiare su quello che sarà il futuro di corso Marconi. Una delegazione di cittadini ha deciso di dare il via ad una maxi petizione per opporsi alla realizzazione di un parcheggio sotterraneo bollato come inutile e dannoso. Per firmare, lasciare un commento o un suggerimento indirizzato ai promotori dell’iniziativa è sufficiente collegarsi via internet.

Diverse le motivazioni che hanno portato il quartiere ad insorgere contro la possibile costruzione di un parcheggio. Secondo i firmatari in via Madama Cristina e presso il V Padiglione ci sarebbero già molti posti vuoti. E un nuovo parcheggio sotterraneo equivarrebbe all’ennesimo spreco di denaro pubblico.

Gli scavi lungo l’asse di corso Marconi, inoltre, metterebbero a serio rischio il futuro di molti alberi. Nel 2008, infine, sono state depositate presso il Comune di Torino oltre 800 firme e la richiesta di pedonalizzare la corsia centrale di corso Marconi facendone un viale verde, cannocchiale naturale e storico fra il castello del Valentino e la chiesa di San Salvario. Una richiesta che è stata accolta tre anni fa. Qualcuno, va anche detto, aveva portato avanti anche una contro raccolta firme per impedire la pedonalizzazione del viale.

“Nessuno utilizza i parcheggi sotterranei – spiega una residente -. Gli unici problemi di traffico si verificano in coincidenza con l’apertura delle discoteche della zona”. Contrarie anche Donatella e Valentina, altre due residenti. “Non bisogna snaturare corso Marconi. Sarebbe davvero uno scempio – chiosano le due donne -. In zona ci sono già abbastanza posti per i mezzi. Senza considerare che questi cantieri portano solo mesi di disagi e pochi, pochissimi, benefici”. E poi c’è chi considera anche il lato storico. “Il viale collega due splendidi esempi d’architettura, il castello del Valentino e la chiesa di San Salvario. Mi chiedo perché buttare via tanto denaro pubblico per deturpare uno dei punti più belli della nostra città” conclude Silvia.

di Philippe Versienti, Torino Today (31/10/2012)

PER CORSO MARCONI


Noi dell’associazione Donne per la difesa della società civile vogliamo precisare che siamo contrarie al parcheggio sotterraneo di corso Marconi
1. perché ci sono già i parcheggi di via Madama e del V Padiglione che hanno sempre posti vuoti. È quindi l’ennesimo spreco di denaro pubblico (suolo pubblico=denaro pubblico);
2. perché questo parcheggio comporterebbe l’abbattimento degli alberi piantati da cittadini fin dalla fine della Seconda guerra mondiale.( cercare di mantenerli porterebbe a costi insensati)
3. perché le griglie di aerazione impediscono la sistemazione a verde della superficie e le torrette degli ascensori competerebbero con le torri del Valentino;
4. perché il problema della mancanza di parcheggi privati andrebbe risolto privatamente negli edifici dove tale mancanza viene percepita dai residenti.

Infine va ricordato che nel 2008 è stata depositata in Comune con oltre 800 firme la richiesta di pedonalizzare la corsia centrale di Corso Marconi facendone un viale verde, cannocchiale naturale e storico fra il castello del Valentino e la Chiesa di San Salvario, richiesta accolta da tutte le forze politiche nella seduta del 9 -3- 2009.

Non tenerne conto è un pessimo segnale dell’Amministrazione che si dice sensibile alla partecipazione dei cittadini.

Ass.Donne per la società civile (23/10/2012)

4 Commenti. Nuovo commento

  • A proposito una speedy intervista al presidente Cota in una farmacia di via Nizza un giorno dopo il sit-in: Ottoinforma e il presidente Cota

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  • Quello che la maggior parte della gente e dei vari comitati pro Valdese non hanno capito è che esiste un buco della sanità piemontese ENORME e che se continuiamo a volere tutti un ospedale sotto casa prima o poi cominceremo davvero a chiudere gli ospedali e non a convertirli. Il Valdese è un doppione di altri ospedali situati sul territorio cittadino a pochi chilometri di distanza e se non convertito a struttura per lungodegenza continuerà a pesare indebitamente sulle casse regionali. La città ha bisogno di strutture assistenziali per LUNGODEGENTI: lungodegenti che attualmente stazionano nei reparti di acuti ad un costo al giorno che è il TRIPLO di quello di un ospedale di assistenza per lungodegenza. Questo fatto non viene mai abbastanza sottolineato e molte persone continuano a protestare sulla “chiusura” di una struttura senza sapere la realtà (drammatica) che c’è sotto.
    Un medico

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  • Si chiudano altri ospedali allora, non quelli d’eccellenza e così utili per la città. Poi se c’è un buco non è sicuramente colpa dei malati o dei lavoratori sanitari…no?

    un lavoratore

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  • Sono d’accordo al 100 % con fosforo.
    uno studente di medicina

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