Il Comitato Valdese sfida l’assessore: “L’ospedale non va smantellato”

Dalle manifestazioni in strada alla diffida formale. Contro lo smantellamento del Valdese, il Comitato evangelico Torino nato nel luglio del 1996 per sostenere economicamente parte della ristrutturazione dell’ospedale alza il tiro e diffida la Regione «dallo smantellamento per fare cassa».
«Il presidio – dice Angela Tedino Forapani, presidente del Comitato – è unanimemente riconosciuto fra i migliori della città, non solo per la qualità dei servizi erogati, ma anche per aver posto al centro della propria attività la persona, senza distinzione di razza, provenienza e fede religiosa». Ed ora che gran parte dell’attività è già stata cancellata dall’ospedale, ma si parla di una vendita dell’intero edificio con la chiusura dei servizi rimasti, il Comitato dice «no», rivendicando, euro dopo euro, il contributo dato alla ristrutturazione, «frutto di generose erogazioni effettuate da enti, banche, aziende e da moltissimi cittadini che hanno permesso di portare a compimento un importante lotto del progetto».

Il Comitato intima al presidente della Regione, Roberto Cota, al neoassessore alla Sanità, Ugo Cavallera, e al direttore generale dell’Asl To1, Giovanna Briccarello, «di annullare d’ufficio o revocare tutti i provvedimenti finora assunti al Valdese». Tempo 30 giorni.
Un miliardo e 300 milioni di vecchie lire la somma raccolta nel primo periodo di attività del Comitato. Era il 1998. Cifra che ha permesso di inaugurare il nuovo reparto di Chirurgia, e che nel 2002 è lievitata a oltre 8 milioni e mezzo, sempre di vecchie lire, per realizzare anche le nuove sale operatorie, dotare l’ospedale di più letti, e inaugurare il nuovo centro diagnostico e ambulatoriale dotato del più innovativo laboratorio analisi della regione.

Inaccettabile, per il Comitato, cancellare ora obiettivo e sforzi di tante donazione. «Consideriamo anzi offensivo – prosegue la presidente Tedino – la frase dell’ex assessore alla Sanità, Paolo Monferino, quando ha sostenuto che l’eccellenza dei servizi forniti dall’ospedale di via Pellico non è prodotta dai “muri del Valdese”, poiché centinaia di cittadini, con i loro sacrifici e le loro donazioni, hanno costruito negli ultimi 150 un patrimonio fatto non soltanto di “quei muri”, ma di un lavoro improntato fortemente sulla solidarietà, sulla fraternità e sulla massima efficienza».

Il Comitato sul piede di guerra non dimentica che l’ospedale ristrutturato e valorizzato grazie ai contributi di enti, banche e persone è passato alla Regione nel 2005 al prezzo simbolico di appena 1 euro. Un euro. E questo, ovviamente, alimenta a maggior ragione la rabbia di chi ora vede il tutto destinato allo smantellamento totale: «Il protocollo – si legge nella diffida inoltrata alla Regione dagli avvocati Bernardino e Adriana Maria Serra – prevedeva espressamente che il patrimonio di esperienza professionale e umana maturato nel corso del tempo, durante la gestione dei due presìdi da parte dei gli enti valdesi, venisse mantenuto e valorizzato». Perciò lo smantellamento dell’attività si profila come «una violazione inaccettabile degli accordi presi». Un tradimento degli obiettivi e di quanti hanno versato nel tempo milioni di vecchie lire perché il Valdese potesse vivere e crescere.

di Marco Accossato, La Stampa (23/03/2013)

Biblioteca, la tentazione di Torino Esposizioni

Sale lettura con vista Po e Parco del Valentino, una biblioteca moderna, multimediale e con tutti i comfort. Una biblioteca civica nuova di zecca sotto la volta novecentesca disegnata da Pier Luigi Nervi, dando così una destinazione definitiva a quello che era lo storico quartiere fieristico della città, Torino Esposizioni. Area che, dopo l’arrivo del Lingotto, è in cerca ancora di una vocazione. “Sarebbe una location bellissima”, dice l’assessore alla Cultura, Maurizio Braccialarghe. Ma trasferire i quasi 600 mila volumi contenuti nell’edificio di via della Cittadella angolo corso Palestro è quasi una necessità. Sul tavolo dell’assessore c’è già un fascicolo con la valutazione dei costi, a seconda della formula: dal trasloco temporaneo, per consentire gli interventi in corso Palestro, a nuova biblioteca definitiva, anche in versione deluxe, con museo del libro annesso, o in quella light.

Il palazzo che ospita la Biblioteca Civica ha bisogno di lavori di ristrutturazione e manutenzione urgenti. E gli spazi sono ridotti al minimo: molte collezioni vengono ospitate in magazzini esterni e sono difficilmente consultabili. Trovare un’alternativa è una necessità. Già a metà degli anni 2000 era spuntato il progetto della nuova sede, firmato dall’architetto Bellini, sull’area ex Westinghouse. Intervento mai realizzato, spostato da una parte all’altra di Torino è ritenuto proibitivo per il costo: oltre 220 milioni. Un’idea per dare una nuova casa alla Civica potrebbe essere quella di prendere il progetto Bellini, togliere la parte del teatro, e fare una versione low cost. Ma il recupero di Torino Esposizioni potrebbe essere una buona alternativa, trasformando il quartiere fieristico nato alla fine degli anni ’30 e rimesso a nuovo nel dopoguerra. Gli spazi sarebbero più che sufficienti e in riva al Po si sposteranno comunque, in via transitoria, le raccolte ospitate in via della Cittadella.

“Le valutazioni sono in corso – spiega Braccialarghe – il luogo è adatto. Una cosa è un trasloco temporaneo, un’altra è la nuova sede. Per realizzare biblioteca e museo del libro è necessario investire dai 35 ai 40 milioni, per trasformare Torino Esposizioni in una biblioteca moderna che contenga tutte le raccolte Civiche si spenderebbero dai 15 ai 20 milioni. Per un trasloco temporaneo, sale magazzino utilizzabili dal pubblico, i costi sarebbero inferiori, ma siamo in attesa di una valutazione. Il problema non sono gli arredi, ovviamente, ma l’impiantistica. I costi di gestione sono alti”. A Braccialarghe il progetto Torino Esposizioni piace, i costi, anche se molto inferiori a quelli della Bellini, sono comunque un ostacolo. Si centrerebbero due obiettivi: “Una nuova sede per la Civica e il riutilizzo di una parte del patrimonio della città”.

di Diego Longhin, Repubblica (21/03/2013)

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