L’arte della riqualificazione I colori invadono via Nizza

Un uomo diviso in due. Baffi neri, pettinatura curata, smoking e fazzoletto bianco nel taschino; da una parte. I pantaloni, accanto, diventano il vaso di una strana pianta, che si apre verso il cielo, come una mano. È il corpo centrale del grande intervento murale firmato da Agostino Iacurci, lungo le pareti del parcheggio di via Lugaro, davanti alla sede della «Stampa». Si tratta di una delle tre opere – realizzate proprio col sostegno della «Stampa» – che hanno inaugurato, a fine ottobre, il progetto NizzArt, volto a riqualificare via Nizza, attraverso i lavori di street artist italiani e internazionali. Oltre alle celebrazioni per inaugurare la sua nuova casa, il nostro quotidiano vuole lasciare un segno sul territorio, contribuendo a colmare l’abbandono che per troppo tempo ha caratterizzato l’area a ridosso della ferrovia.

E proprio per questo motivo, i primi interventi del progetto, fortemente voluto dalla Circoscrizione 8, ruotano attorno a via Lugaro. Prima il muro dell’Istituto Rosmini, all’angolo tra l’omonima via e via Nizza, trasformato dalle geometrie e dalle forme prospettiche di Moneyless. Poi il cortile della vicina sede del Centro di Biotecnologie, dove sempre Moneyless ha realizzato un’installazione site-specific, creando una tela in filo di lana sospesa tra le piante. Quindi il parcheggio di via Lugaro, dove hanno trovato casa le illustrazioni di Iacurci, tra scatole magiche, oggetti apparentemente abbandonati, personaggi incompleti, piante e animali. A completare la prima serie di interventi, i due poster giganti di BR1: una carrellata di personaggi che rimandano al mondo arabo, ospitata sui pannelli pubblicitari di via Nizza all’angolo con il cavalcavia di via Valperga Caluso.

Inizia così a prendere forma e colore quello che in primavera era poco più che una bella idea. Trasformare via Nizza, da Porta Nuova a corso Dante, in una galleria d’arte a cielo aperto, lunga due chilometri. Idea partorita dall’associazione URBE, protagonista nelle due ultime estati della Fabbrica di via Foggia e del Bunker, in collaborazione con Torino True, promotore della trasformazione di via Berthollet in via della street art. «Abbiamo i permessi per altri due interventi, in prossimità di via Valperga – spiega Raw Tella di Urbe–. Se il tempo sarà clemente forse riusciremo a realizzarli prima di Natale, altrimenti si riparte in primavera».

di Luca Indemini, Francesco Morgando, La Stampa (09/11/2012)

[fusion_builder_container hundred_percent=”yes” overflow=”visible”][fusion_builder_row][fusion_builder_column type=”1_1″ background_position=”left top” background_color=”” border_size=”” border_color=”” border_style=”solid” spacing=”yes” background_image=”” background_repeat=”no-repeat” padding=”” margin_top=”0px” margin_bottom=”0px” class=”” id=”” animation_type=”” animation_speed=”0.3″ animation_direction=”left” hide_on_mobile=”no” center_content=”no” min_height=”none”][Il brutto muro dell’ex-Rosmini che costeggia via Nizza è stato interamente ridipinto]

[Su alcuni grandi cartelloni pubblicitari all’angolo con corso Sommeiller campeggiano le figure velate (e non) di BR1]
Il parking del Valentino mette a rischio la ruota

L’assessore al Bilancio intenzionato a vendere il parcheggio inutilizzato del Quinto Padiglione, ma Braccialarghe è contrario: diventerebbe impossibile montare la ruota panoramica sulla quale il responsabile della Cultura continua a puntare

Un mese di tempo per capire se il progetto della ruota panoramica nel parco del Valentino sarà accantonato. Questa volta del tutto. E non per le proteste dei residenti antigiostra o degli ambientalisti che non vogliono veder deturpato il parco. A mettere la parola fine alla ruota sulla riva del Po potrebbe essere la scelta di Palazzo Civico di mettere a gara il V Padiglione di Torino Esposizioni.

Struttura che a metà degli anni ’90 è stata trasformata in parcheggio, tolto l’utilizzo per alcune manifestazioni, come Natale in Giostra e il “Movement Torino Music Festival”. Come parking, 327 posti, non ha mai funzionato in pieno. Cosa sottolineata più volte da Gtt al Comune con diverse lettere.

Alcuni privati negli ultimi mesi si sono fatti avanti per proporre utilizzi alternativi dell’ampia volta sottoterra. Cosa che all’assessore al Bilancio e al Patrimonio, Gianguido Passoni, ha fatto balenare l’idea di provare a fare un bando per mettere a reddito e far fruttare il V Padiglione. Operazione già riuscita su altre strutture, come una parte del salone collegato con l’uscita dal parcheggio di piazzale Valdo Fusi. Edificio affittato ad un ristoratore. In questo caso spazi e cifre sarebbero differenti, più alti, ma l’obiettivo lo stesso: non lasciare strutture vuote o poco utilizzate. Meglio metterle sul mercato a prezzi ragionevoli e guadagnarci.

Idea che l’assessore Passoni ha condiviso con i colleghi di giunta nell’ultima riunione. Idea che non ha trovato, però, tutti d’accordo. Ad alzare la mano l’assessore alla Cultura e Turismo, Maurizio Braccialarghe: “Il parcheggio del V Padiglione è fondamentale per la realizzazione della ruota panoramica, eliminare il parking ora vorrebbe dire mettere una pietra sopra al progetto. La giostra attirerebbe torinesi e turisti. Avere una struttura dove lasciare auto e bus è fondamentale”. Sulla questione le opinioni tra i due rimangono differenti, ma si è deciso di soprassedere e di affrontare di nuovo la questione fra un mese. Nel frattempo Braccialarghe metterà a punto la delibera che dovrebbe dare il via all’iter per arrivare ad una parola definitiva sulla ruota. Documento dove si detteranno le linee guida del progetto e di come il Comune intende la struttura. “Linee che saranno passate al vaglio della commissione sul paesaggio e della soprintendenza”, puntualizza Braccialarghe.

Solo dopo aver ricevuto i due via libera il Comune farà la gara per individuare i privati disposti a realizzare l’attrazione, anche se c’è già la cordata capitanata dal vicepresidente dell’Agis, Massimo Piccaluga. Il tutto a patto che nel frattempo il Comune non decida di affittare a privati il V Padiglione.

di Diego Longhin, Repubblica (08/11/2012)

Torino ha il suo ristorante Kasher

Spezzeranno il pane, vi spargeranno un po’ di sale sopra e berranno vino. Kasher naturalmente. È la festa più che l’inaugurazione di «Alef» primo ristorante di cucina che rispetta le regole kasher: «Ma non chiamiamoli divieti, sono una serie di indicazioni da seguire per scegliere e preparare il cibo».
Sarah Kaminski, docente universitaria è una dei tre soci del locale in via Sant’Anselmo 4, dalle vetrine in diagonale guardi la facciata splendida della Sinagoga.

Le regole
Ieri Sagit Aravà, architetto e cake designer era in cucina, ma «solo fino alle cinque del pomeriggio, perché per noi poi è festa». Il cibo servito domenica sarà comunque «fresco» di preparazione «perché cucinare non è come lavorare». Il terzo socio di «Alef» – come la prima lettera dell’alfabeto, a significare un inizio propiziatorio di una proficua prosecuzione – è il marito di Sagit, Antonio Inserillo, siciliano, che si occupa dei vini, degli alcolici e delle bevande in genere: «Non tutti sono ammessi, ma il vino sì: Avremo prodotti israeliani che sono controllati all’origine».

Gli ingredienti
A Torino la comunità ebraica conta circa 35 mila persone: «Siamo pochi per questo non ci sono centri specializzati per la nostra alimentazione – dice Sarah Kaminski -, alcuni alimenti li facciamo provenire da Milano. In Francia c’è un centro per la fornitura del cibo kasher, negli Usa addirittura due». E tra gli americani il cibo kasher è diventato quasi una moda, il 50 per cento lo preferisce, anche perché è sottoposto a controlli severissimi, «l’insalata deve essere lavata quattro volte» sottolinea Sagit, mentre prepara profumati dolcetti al cioccolato.
Alla tavola kasher si siedono volentieri anche ambientalisti e animalisti: solo alcuni animali vengono macellati ed è vietato farli soffrire, pochi esseri viventi diventano cibo, e nessuna carne deve essere mescolata con il latte. «La nostra tavola è ottima per chi è intollerante ai latticini – spiega Antonio – prepariamo ottimi cappuccini con la schiuma con il latte di mandorle o di soia». Il caffè macchiato al profumo di mandorle è una delizia. Se lo stomaco si troverà benissimo da «Alef» altrettanto lo farà la mente, perché tra i tavoli ci saranno libri sulla cultura ebraica.

Il rabbino
All’apertura di «Alef» ci sarà il rabbino capo di Torino Eliahu Birnbaum che – spiega Sarah Kaminski – poserà un cofanetto sullo stipite con tre preghiere d’augurio. «Sarà un buon viatico per il ristorante». Ma anche i profumi che provengono dalla cucina saranno convincenti.

di Antonella Mariotti, La Stampa (10/11/2012)

[/fusion_builder_column][/fusion_builder_row][/fusion_builder_container]

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Compila questo campo
Compila questo campo
Inserisci un indirizzo email valido.
Devi accettare i termini per procedere