San Salvario, lettura in strada contro la chiusura della biblioteca Shahrazàd

Singolare manifestazione degli abitanti del quartiere torinese di San Salvario per protestare contro la chiusura della biblioteca pubblica Shaharazad. Nonostante l’assessore comunale alla Cultura Maurizio Braccialarghe abbia rassicurato che si tratta soltanto si un trasloco nel nuovo centro di via Lombroso, un centinaio di persone si sono piazzate in mezzo alla strada principale del quartiere, con le sedie portate da casa, e si sono messe a leggere. C’è il timore che dopo il trasloco di fatto la bilbioteca chiuda per mancanza di personale.

Fotoservizio di Francesco Del Bo, Repubblica (19/01/2013)

Flash mob questa mattina nel quartiere San Salvario a Torino contro il rischio di chiusura della biblioteca pubblica Shaharaza’d. Gli affezionati sono arrivati con una sedia che hanno posizionato sul tratto di via Madama Cristina davanti alla biblioteca dove si sono seduti a leggere per una ventina di minuti. Nei giorni scorsi l’assessore comunale alla Cultura, Maurizio Braccialarghe, aveva assicurato che non si tratta di una chiusura ma di un trasferimento in via Lombroso di tutta o parte delle attivita’ della biblioteca.

Adnkronos, (19/01/2013)

“Restituiteci il Valdese”: Class action delle pazienti
E al San Luigi protesta contro la chiusura dell’emodinamica

Mentre le pazienti dell’ospedale Valdese non si arrendono e annunciano una «class action» contro la trasformazione dell’ospedale in poliambulatorio, al San Luigi di Orbassano medici e sindacati si mobilitano contro la chiusura dell’emodinamica.

Il trasloco del Valdese
È un’altra giornata di tensione, per la Sanità torinese. Al Valdese non ci si arrende al trasloco di reparti e servizi in altre strutture «che ha portato a un allungamento delle liste d’attesa, se non addirittura all’incertezza dei tempi di una visita», dice Carla Diamanti, come sottolineano tante altre pazienti. «E’ nostra intenzione strappare il bavaglio che le autorità regionali hanno messo intorno alla vicenda per promuovere una class action e ricorrere al Tar». Secondo medici e pazienti da settimane sul piede di guerra, «intendiamo ricordare che il grave danno recato alla salute dei pazienti oncologici è una violazione dei diritti alla persona». Di qui la decisione di rivolgersi a un avvocato. Intanto ieri un gruppo di donne è stata allontanato da una riunione in programma alle Molinette, durante la quale è stato illustrato ad alcuni sindaci e ai presidenti di Circoscrizione il piano sanitario di riorganizzazione della Federazione 1, Valdese compreso.

Il caso San Luigi
Intanto al San Luigi di Orbassano è andata in scena ieri un’altra protesta. Ventiduemila firme in una settimana, un plebiscito. Pazienti e cittadini hanno bocciato senza appello la decisione della Regione di chiudere l’emodinamica per trasferirla a Rivoli. Le sottoscrizioni verranno consegnate all’assessore Monferrno, grande assente dell’incontro che si è tenuto a Orbassano.
In un salone dei congressi gremito anche di politici e sindacalisti, Roberto Pozzi, primario di Cardiologia, ha presentato una proposta alternativa: «Le due sedi concorrono a salvare vite umane e devono rimanere divise. Possono invece essere unificati i progetti gestionali e di programmazione economica, garantendo così una razionalizzazione delle risorse». Sulla stessa linea anche Giovanni Carini, responsabile della struttura di emodinamica: «La Regione vuole chiudere un reparto che esegue mille procedure ogni anno e riversare tutti i pazienti su un altro laboratorio che lavora già a massimo regime».

Tempi d’attesa
Le conseguenze, per Carini, sarebbero pesantissime: «Liste di attesa più lunghe e tempi di intervento meno rapidi anche per i casi urgenti». Anche Mauro Laus (Pd) chiede in un’interpellanza che l’emodinamica resti a Orbassano.
Da tre settimane tutte le organizzazioni sindacali dell’azienda ospedaliera hanno proclamato lo stato di agitazione, ma Gabriele Gallone, Anaao, ha annunciato nuove iniziative: «Impugneremo la delibera al Tar e, se ci sarà l’effettivo trasferimento, presenteremo anche un esposto ai carabinieri del Nas per verificare in quali condizioni verranno ricoverati i pazienti».

I costi
Gallone si è anche soffermato sulle ricadute economiche: «Il trasloco dell’emodinamica costerebbe milioni di euro di penali da pagare, ma la Regione giustifica questo provvedimento con la necessità di risparmiare. Sappiamo invece che sono pronti a fare nuovi investimenti, e in quel caso faremo intervenire la Corte dei Conti».

di Marco Accossato, Massimo Massenzio, La Stampa, (19/01/2013)

Quattromila click trascinano in finale la Casa del Quartiere

[fusion_builder_container hundred_percent=”yes” overflow=”visible”][fusion_builder_row][fusion_builder_column type=”1_1″ background_position=”left top” background_color=”” border_size=”” border_color=”” border_style=”solid” spacing=”yes” background_image=”” background_repeat=”no-repeat” padding=”” margin_top=”0px” margin_bottom=”0px” class=”” id=”” animation_type=”” animation_speed=”0.3″ animation_direction=”left” hide_on_mobile=”no” center_content=”no” min_height=”none”][Fotografia da museotorino.it]

Alla fine la Casa del Quartiere ce l’ha fatta ad arrivare in finale. Una caccia all’ultimo voto durata fino alla mezzanotte di domenica, quando scadeva il tempo per votare online, che ha visto continui capovolgimenti tra i primi sei progetti culturali e sociali presentati al bando nazionale «Che fare» per vincere il premio di 100 mila euro. Con 4331 preferenze, gli ex bagni pubblici di via Morgari 14 si sono posizionati sesti sulle 35 proposte in gara. Stando al regolamento stilato dall’associazione Doppiozero, promotrice del bando, solo le 5 proposte più cliccate avrebbero avuto accesso alla fase finale di selezione, quella in cui sarà la giuria a incoronare l’iniziativa più meritevole. Ma i voti che separavano la quinta dalla sesta erano talmente pochi, solo sette, che gli organizzatori hanno decretato l’ex aequo.

Ex aequo
La Casa del Quartiere se l’è giocata sul filo di lana con il progetto Diaforà per il recupero del Convento della Ripa di Albino, ora centro di ricerca scientifica e filosofica, che indaga sul concetto di differenza. Alla fine, gli organizzatori hanno ammesso entrambi, visti anche i mille click di distanza con il settimo classificato. «Ringraziamo la giuria – commenta Roberto Arnaudo, direttore dell’Agenzia per lo Sviluppo locale di San Salvario -, le tantissime persone che ci hanno dato il loro voto, gli artisti e le associazioni che ci hanno sostenuto».

La mobilitazione
Le 4331 preferenze sono frutto di una raccolta serrata che negli ultimi mesi ha mobilitato la Casa e i cittadini. Tam tam sui social network, e-mail, performance e concerti: una «campagna elettorale» sotto lo slogan «Che fare? Votati!». Ma il culmine comunicativo di questa lunga corsa all’ultimo click è stata la divertente ed efficace campagna fotografica che ha accompagnato la raccolta. Amici e sostenitori della Casa hanno sfruttato la somiglianza – a volte marcata, altre improbabile – con personaggi famosi (da Usain Bolt a Raffaella Carrà passando per Er Monnezza), diventando testimonial del progetto.

L’assessore è Annie Lennox
Ultima partecipante alla campagna è stato l’assessore all’Integrazione Ilda Curti, che ha ironicamente vestito i panni della cantante Annie Lennox. E che oggi è entusiasta della qualificazione alla fase finale: «Sono molto contenta, anche per il fatto che la Casa si è dimostrata un posto capace di mobilitare il quartiere e la città». Il vincitore tra i sei finalisti sarà decretato il 29 gennaio: nei prossimi giorni i Bagni dovranno presentare un progetto dettagliato, e sperare che la giuria premi un’iniziativa che, nei fatti – e la mobilitazione lo dimostra -, si è già rivelata vincente.

di Francesco Morgando, La Stampa (15/01/2013)

Mobilità urbana: a Torino si sperimenta il giusto MICS

Il 2013 è l’anno europeo dell’aria. In attesa di presentare, entro fine anno, la proposta di riforma della politica europea sul tema, la Commissione comincia dalla mobilità e lancia una campagna con 21 progetti in altrettanti Stati membri. Il traffico veicolare è infatti il principale responsabile delle emissioni di polveri sottili e ossidi di azoto, due tra i maggiori inquinanti che si ritrovano in alte concentrazioni nell’aria dei centri urbani. I trasporti sono però anche il settore in cui si può intervenire con più facilità e in cui una scelta più sostenibile non comporta spese economiche impegnative per i cittadini: è più immediato lasciare l’auto in garage e prendere un autobus che cambiare la caldaia di casa. Ma l’appello dell’Europa, in realtà, è più articolato e si basa sul concetto, in Italia ancora poco popolare, dell’intermodalità: non si tratta insomma di lasciare a casa la macchina sette giorni su sette, ma piuttosto di trovare “the right mix” tra auto, mezzi pubblici, bici e spostamenti a piedi. Usando la prima, magari in car sharing, quando non ci sono alternative e privilegiando invece gli altri sistemi di trasporto in caso di tragitti brevi e per muoversi all’interno della città.

In Italia la qualità dell’aria rimane un argomento scottante, spesso oggetto di contrasti all’interno delle amministrazioni cittadine, come emerso a Torino nei giorni scorsi, con i provvedimenti (bloccati) di restrizione al traffico. Secondo Legambiente, che ha diffuso ieri il dossier Mal’Aria2013, sono 51 le città, tra le 95 monitorate, che hanno infranto il bonus di 35 giorni di superamento del valore medio giornaliero di 50 microgrammi/metro cubo di PM10, stabilito dalla legge. Alessandria, Frosinone, Cremona e Torino sono le prime maglie nere in classifica, rispettivamente con 123, 120 e 118 giorni di superamento. Una situazione in cui le scelte di mobilità promosse dall’Europa potrebbero incidere in maniera significativa sull’inquinamento e sulla gestione del traffico, che spesso paralizza per ore intere le arterie urbane.

Secondo i dati diffusi dalla Commissione in occasione del lancio della campagna Do the right mix , “percorrendo 3 chilometri in bici o a piedi, riduciamo di un chilo le emissioni di CO2”. Inoltre, “un tragitto in bus occupa uno spazio in strada di venti volte inferiore rispetto allo stesso spostamento fatto in auto”. Con benefici considerevoli anche dal punto di vista economico, sia per il singolo – che grazie all’intermodalità può risparmiare un pieno al mese – sia per la collettività, visto che “ogni chilometro percorso in auto costa alla città quasi un euro”. Infine, non vanno trascurati i vantaggi diretti per la salute, soprattutto in Europa, dove il numero di anziani è in costante crescita: “Camminando in media mezz’ora al giorno, allunghiamo l’aspettativa di vita da due a nove anni, rafforziamo 200 muscoli e bruciamo tre chili di grasso all’anno”.

L’unico progetto italiano ad essere stato finanziato – con una modesta somma di 7.000 euro – è MICS (Mobility Integration for Community Solutions), presentato da un gruppo di nove associazioni del quartiere torinese di San Salvario. La città dell’auto ha infatti tra i propri fiori all’occhiello un buon sistema di bike sharing e il servizio di car sharing migliore d’Italia, ma i dati sulla qualità dell’aria la inchiodano ai primi posti in tutte le classifiche: è terza in Italia per giorni di superamento della concentrazione massima di PM10 e, secondo l’ Economist , è la città europea più inquinata, la nona a livello mondiale, prima di metropoli come Parigi e Mosca.

MICS potrebbe però cambiare le cose, a partire da un piccolo esperimento. L’idea alla base del progetto è infatti quella, spiega Mario Bellinzona di LaQUP (Laboratorio Qualità Urbana e Partecipazione), di trovare 20 cittadini che vogliano mutare le proprie abitudini di mobilità: “Cercheremo 20 persone del quartiere che per spostarsi usino prevalentemente l’auto e, dopo aver studiato le loro esigenze, proporremo dei cambiamenti. Sarà il primo caso di un servizio di mobility manager di quartiere”. Il resto dovrebbe farlo il passaparola: “Diventeranno dei testimonial, che dicono agli altri: ‘Noi ci abbiamo provato e ha funzionato’”. Nel loro percorso verso la ricerca del giusto mix, i 20 partecipanti, sulla cui avventura sarà anche girato un video, troveranno, oltre al risparmio sul pieno di carburante, un ulteriore vantaggio economico: “Avranno a disposizione abbonamenti gratuiti per mezzi pubblici e bike sharing, in modo che possano sperimentare le diverse forme di mobilità alternativa senza impegni economici”.

di Veronica Ulivieri, La Stampa (18/01/2012)

[/fusion_builder_column][/fusion_builder_row][/fusion_builder_container]

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Compila questo campo
Compila questo campo
Inserisci un indirizzo email valido.
Devi accettare i termini per procedere