L’addio è di quelli che fanno male: dopo un connubio lungo 4 anni, Paratissima lascia San Salvario. La rassegna di arte off che ha portato le opere di giovani creativi per strade, negozi, case e scuole, ha bisogno anche di grandi spazi: che, nel quartiere riqualificato che si è riempito di attività commerciali, non ci sono quasi più.

Nessuno parla veramente di addio. Gli organizzatori spiegano di volersi espandere, garantiscono che manterranno iniziative a San Salvario. Rassicurazioni che però suonano un po’ come la frase «sarai sempre importante» detta a un fidanzato mentre lo si sta lasciando. «Avere limiti geografici – dice Damiano Aliprandi, dell’associazione Ylda, una delle creatrici dell’evento – non è nel Dna di Paratissima. San Salvario non è più quella di quattro anni fa, quando c’erano moltissimi locali sfitti. Il quartiere oggi è di tendenza, le serrande abbassate sono sempre meno». Anche per effetto di Paratissima, che ha contribuito a far conoscere il quartiere al di là dei suoi confini. Ma un’istituzionalizzazione dell’evento, facendolo coincidere con San Salvario, rischia di svuotare di significato una manifestazione nata con l’intento di portare l’arte e la creatività di nomi sconosciuti in luoghi insoliti o da riqualificare.

Nata piccolissima in un appartamento di via Po, passata per stabilimenti industriali in disuso e poi nelle ex carceri Le Nuove, Paratissima è approdata a San Salvario nel 2008, dove ha alzato le serrande di vecchie botteghe sfitte da tempo e ha portato fiumi di gente in strada. Oggi, quattro anni dopo, San Salvario vive un boom commerciale, legato non solo ai locali notturni: hanno aperto gastronomie, fioristi, e poi gallerie e studi di design e architettura, spesso insediandosi proprio negli spazi riaperti da Paratissima. E c’è un altro problema. L’ultima edizione è stata funestata dalla pioggia. È stata comunque un successo «ma ci siamo resi conto – spiega ancora Aliprandi – che servono contenitori al chiuso, altrimenti si rischia di compromettere tutto». L’idea di sconfinare era già nella testa dei ragazzi del Gruppo Para a novembre, appena terminata l’edizione 2011. Forti dell’enorme ricaduta economica generata da cinque giorni di evento, Paratissima è andata dal Comune per sondare la possibilità di tentare un’operazione analoga in altri spazi. La Città ha dato una lista di ipotetiche sedi – senza prendere impegni – e una su tutte, dopo i sopralluoghi, è sembrata lo spazio ideale: il villaggio Olimpico all’ex Moi. «Un posto straordinario – commentano quelli di Paratissima – che avrebbe avuto anche valenza simbolica, con la passerella del Lingotto a far da ponte con Artissima». Un ponte che però non ci sarà, perché il Comune, a febbraio, ha escluso l’ex Moi dalla lista. «Ci hanno detto che l’area sarà oggetto di bando – svela Aliprandi – e che prevedere un’occupazione a novembre potrebbe limitare l’attrattiva per potenziali interessati. Ci siamo asciugati una lacrima, e continuiamo a cercare». Il «no» ufficiale lo ha comunicato l’assessorato alla Cultura, la decisione è stata presa su indicazione dell’assessorato al Patrimonio, con gran rammarico dell’assessore alle Periferie, Ilda Curti, suggestionata dall’ipotesi di rivitalizzare il villaggio Olimpico inutilizzato: «Peccato – commenta – ma Paratissima è un patrimonio della città, li aiuteremo a trovare una collocazione ottimale».


di Paola Italiano, La Stampa (24/04/2012)

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