Voci, musiche, testimonianze, applausi di centinaia di persone per rispondere al silenzio. I cittadini di San Salvario hanno ribadito dalla piazza il loro «no» alla riconversione dell’ospedale Valdese, destinato a perdere il reparto di Senologia e a diventare struttura post-acuzie. Il quartiere è ferito dal rischio di perdere un’eccellenza, ma forse ancor più dalle modalità con cui sta avvenendo: senza che si sia mai aperto un confronto. Innumerevoli le sigle, dal mondo della politica all’associazionismo, alle comunità religiose che ieri sera sono intervenute in difesa della struttura sotto la tettoia di piazza Madama Cristina. Se don Piero Gallo ha parlato non solo da parroco ma anche da ex paziente dell’ospedale, che ne apprezza il valore, il pastore valdese Eugenio Bernardini sottolinea gli accordi non rispettati: «La commissione per lo sviluppo della programmazione sanitaria non è mai stata convocata da quando si è insediata la nuova Giunta regionale. Temevamo fosse il preludio di quello che poi abbiamo appreso solo dai giornali. Abbiamo continuato a chiedere incontri, abbiamo mandato ora anche una lettera ufficiale. Speriamo che questa volta ci ascoltino». Di lettere alla Regione, il presidente della Circoscrizione Mario Levi ne ha mandate almeno tre. Ha spedito l’ordine del giorno votato in Consiglio e più di una convocazione alle Commissioni. Risposte, zero: «Solo una telefonata dell’assessore Monferino che ribadiva che non intendeva discuterne. L’arroganza di questi signori ha sempre impedito loro di venire a spiegare». Gli interventi sono stati spesso interrotti da applausi dei cittadini, molti dei quali indossavano le magliette con la scritta «Difendiamo il Valdese». Acclamato soprattutto quello di Beppe Avogliero, medico e segretario dell’Anaao, che ha riservato un ringraziamento speciale a un cittadino «senza volto»: si tratta di Giuseppe Ruggiero, persona che ha lanciato la petizione on-line in difesa della struttura, firmata da oltre 7200 persone – e nuove sottoscrizioni si aggiungono ogni giorno – ma che a tutt’oggi non si è palesato pubblicamente. L’elenco dei grazie di Avogliero sembra quasi avere i toni commossi di una resa, ma lui garantisce: «Non ci arrendiamo. Speranza è una parola grossa, specie quando non hai un interlocutore, ma ci batteremo fino in fondo».
di Paola Italiano, La Stampa (21/04/2012) + Fotogallery