La Stampa, il quotidiano torinese, ha aumentato le pagine della cronaca cittadina dedicate ai quartieri di Torino. Particolare attenzione è rivolta a San Salvario, oggi descritto come un paradiso idilliaco, mentre pochi anni fa i titoli dello stesso quotidiano non erano così positivi.
“Di anni, l’oratorio San Luigi, ne ha tanti davvero: 163 compiuti ieri. Ma nel giorno dei festeggiamenti – Don Bosco fondò sia il Valdocco che il San Luigi all’Immacolata – ha dimostrato che in casa salesiana il tempo rende sempre più capaci di tenere il passo col mondo che cambia.
L’oratorio di via Ormea 4, il più multiculturale della città, quello che ogni giorno è anche al Valentino, che si sostituisce ai genitori che lavorano nell’andare a prendere i bambini a scuola, che quattro sere la settimana è ai Murazzi, ieri al primo piano ha inaugurato una sala multimediale da cui sono partiti collegamenti via Skype con oratori salesiani sparsi nel mondo: i paesi da cui provengono o in cui hanno origine i ragazzi e le famiglie che frequentano il centro salesiano di San Salvario.
Così, Said e Claudio, albanesi, ospiti della comunità per minori (il San Luigi ha anche la vocazione di aiuto ai più fragili), hanno scambiato impressioni con i loro coetanei dell’alluvionata Scutari, mentre famiglie della Costa d’Avorio come quella di Koffi Jean Dede, diplomato all’Avogadro nel ’95, decoratore, padre di tre figli, hanno parlato con amici di Abidjan.
Ancora: il diciassettenne Ragab ha dialogato con ragazzi de Il Cairo, un pezzo di squadra di basket si è allontanata dal campo per connettersi con Constanza, Romania. E non è mancato un collegamento con l’educatrice Alessandra, semplicemente a casa in maternità, tra le grida entusiaste di una ventina di bambini, specchio fedele di una Torino che è ormai puzzle di origini diverse.
«La tecnologia ci aiuta ad essere più vicini – spiega don Mauro Mergola, direttore del San Luigi -, a far sapere ai ragazzi che oggi sono qui, ma in futuro potrebbero tornare nel loro paese, che anche là possono avere dei punti di riferimento». Scorre l’annuario salesiano, indicando centri di formazione professionale, case, oratori sparsi nei cinque continenti. «Ovunque le opere salesiane sono esempi di buona convivenza tra cristiani e musulmani. E per noi tenere collegamenti con i confratelli è utile a comprendere meglio le culture che incontriamo qui».
All’oratorio di San Salvario i bambini e i ragazzi sono 250. «Trenta nazionalità che giocano e sanno stare insieme», dice don Mauro. «Il nostro obiettivo non è essere un condominio dove ci si incrocia appena, ma una comunità condivisa di persone equilibrate con identità e religioni diverse». Dani Gauria, giovane siriano studente di teologia fa «apostolato» al San Luigi. «In Siria, in Egitto, mi sono abituato a vedere convivere cristiani e musulmani. La multiculturalità del San Luigi – dice – per me è un’esperienza nuova. Per certi ragazzi che incontro qui, invece, è nuovo scoprire un salesiano che parla arabo…».”
E’ presentata anche la futura biblioteca…
“«La memoria è labile» scriveva Natalia Levi Ginzburg all’inizio del suo capolavoro, «Lessico famigliare». Ma la sua Torino non ha dimenticato la grande scrittrice e intellettuale. Il prossimo anno sarà inaugurata la biblioteca civica di San Salvario che il presidente della Circoscrizione 8, Mario Levi, spera di intitolare a questa immensa figura del Novecento, nel ventennale della sua scomparsa.
«Per ora è solo un’idea – spiega il presidente Levi -. La decisione non dipende dalla Circoscrizione, ma abbiamo verificato che non esistono altre biblioteche civiche a Torino intitolate a Natalia Ginzburg. E mi sembrerebbe giusto che ce ne fosse una qui a San Salvario, dove la scrittrice ha vissuto per molti anni». Nata a Palermo e morta a Roma nel 1991, Natalia Levi si trasferì a Torino da bambina, fino agli anni della guerra, per poi rientrare alla fine del conflitto. Una delle case in cui abitò la famiglia Levi era in via Morgari (che, ai tempi, si chiamava via Pallamaglio), a due passi dagli ex Bagni municipali che oggi ospitano la Casa del Quartiere e davanti alla parrocchia del Sacro Cuore di Maria che Natalia, affacciandosi alla finestra, definiva (non gliene voglia il grande architetto Carlo Ceppi, che la progettò) «una brutta e grossa chiesa». Alle pagine di «Lessico famigliare» affidò un ricordo struggente della sua casa, ad esempio la descrizione di come la famiglia Levi la ritrovò rientrando a Torino dopo la guerra: «La fabbrica di vernici sulla piazza era bruciata in un bombardamento; e così lo stabilimento di bagni pubblici. \ La nostra casa venne riparata e rimessa in ordine. C’era legno compensato al posto di qualche vetro rotto, e mio padre fece mettere delle stufe nelle stanze, perché non funzionavano i termosifoni. Mia madre chiamò subito la Tersilla, e quando ebbe la Tersilla nella stanza da stiro, davanti alla macchina da cucire, tirò il fiato e le parve che la vita potesse riprendere il suo ritmo antico».
Succedeva a pochi isolati di distanza da via Lombroso 16, dove nascerà il nuovo centro civico. Che, oltre alla biblioteca, ospiterà anche un centro d’incontro e una sala polivalente. Dopo l’approvazione del progetto da parte della Giunta comunale, un paio di mesi fa, ora è ufficiale anche la data d’inizio lavori: il 10 gennaio 2011, e la previsione è che le opere vengano completate entro la fine dell’anno prossimo. Si tratta del primo lotto di interventi che saranno realizzati sui 560 metri quadrati del cortile dell’ex ospedale omeopatico, in attesa che si liberino i locali dell’edificio, ancora occupati per almeno 3 o 4 anni da alcuni ambulatori dell’Asl 1.
I nuovi locali di via Lombroso avranno ampie vetrate e saranno disposti ad anfiteatro. Da un nucleo centrale, rivestito all’esterno da pannelli colorati, partiranno due maniche: in una, a due piani, saranno allestite la biblioteca e un centro conferenze, nell’altra, a un piano solo, ci sarà il centro di incontro, che affaccerà su un’area verde che potrà ospitare dehors e gazebo.
«L’avvio dei lavori – prosegue Levi – è il regalo di Natale che, con le coordinatrici al patrimonio e all’edilizia pubblica, Daniela Pautasso e Carolina De Donato, sognavamo di fare agli abitanti della Circoscrizione, specie a quelli di San Salvario: il più popoloso dei quartieri, che però non ha ancora una sua biblioteca civica». A colmare la lacuna da alcuni anni è la Shahrazad, biblioteca scolastica dell’Istituto Manzoni che è stata aperta al pubblico ed è diventata punto prestito, grazie anche al coinvolgimento di molte associazioni del territorio.”
[Articolo di Paola Italiano, 7/12/2010]
…ed una nuova risto-gastronomia in via Belfiore.
Entrare in un ristorante e sentirsi nella cucina di casa. Il profumino che ricorda quello della domenica mattina quando la mamma si alzava prima di tutti per mettersi ai fornelli; tavoli e sedie recuperati nei mercatini dell’usato che si riprendono il posto «usurpato» dagli imperanti arredi di design. Benvenuti a Belfood cucina, in via Belfiore 15, sogno (avverato) di due ragazze di realizzare un posto caldo e accogliente. Due amiche che nella vita facevano tutt’altro.
Rossella Nadalin e Manola Di Donato si sono conosciute più di dieci anni fa a un corso per operatore socio-sanitario. Fu l’inizio di un’amicizia e di un percorso lavorativo nelle cooperative sociali, a supporto dei senza fissa dimora o dei portatori di handicap. In un terzo settore sempre più martoriato dai tagli, con frustrazione e amarezza crescenti. Due eventi nella vita di Rossella hanno fornito gli ingredienti base di una svolta: la perdita del lavoro dei genitori, e il suo passaggio alla direzione amministrava nel no profit, imparando a gestire budget e bilanci. Si è accesa una lampadina: perché non mettersi in proprio? Basta aggiungere ancora la passione di Manola per la cucina, ed ecco servito Belfood, dove Rossella gestisce, sua mamma Savina e Manola pensano ai fornelli e papà Luigi Nadalin sceglie i vini e veste a volte i panni dello chef.
Nessun dubbio che il locale dei loro sogni dovesse essere a San Salvario: «Vivo qui da anni – racconta Rossella – e amo il quartiere. Abbiamo preso un vecchio magazzino, senza intonaco né allacciamenti e lo abbiamo messo completamente a posto».
Ed è rimasta viva la passione sociale e civile. Belfood è un’attività ecosostenibile a partire dagli arredi, comprati ai mercatini dell’usato (a breve, i clienti potranno anche fare acquisti e portare a casa il tavolo su cui hanno appena mangiato), fino alle scelte in cucina: un menu a prezzi popolari attento a vegetariani e vegani, prodotti a kilometro zero, le spume made in Italy preferite alle bibite gassate delle multinazionali. E niente plastica: i clienti affezionati portano via il cibo da asporto nei contenitori in vetro, per poi restituirli. Benvenuti a Belfood: bentornati a casa.
[Articolo di Paola Italiano, 9/12/2010]
Oltre a questi articoli sul sito de La Stampa è disponibile un video sul futuro di via Nizza dopo i lavori della Metropolitana.
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