“Il Cineteatro Baretti, nel cuore di San Salvario, negli ultimi anni è diventato un vero centro servizi culturali e non solo per il quartiere. Molte sale cinematografiche di seconda visione, infatti, hanno patito la crisi e sono state costrette a chiudere, altre invece sono sopravvissuti solo grazie alla loro trasformazione in centri multiculturali dove si svolgono attività teatrali e iniziative legate alla vita associativa e culturale del quartiere (stage di danza, laboratori musicali, incontri con espressioni delle varie identità etcniche ecc.).Il Baretti è stato uno dei primi ad attuare questa trasformazione. Alla base di questo cambiamento vi è stata una ristrutturazione degli ambienti e la gestione affidata all’associazione culturale Baretti costituita da volontari. Al responsabile della sala, Alberto Giolitti, abbiamo posto alcune domande su questa interessante realtà ed esperienza:
Com’è nata questa tua idea e sfida partendo da un cinema parrocchiale?
Non è una mia idea. Eravamo e siamo un gruppo di amici con la voglia di sviluppare spazi per far esprimere le espressioni sociali e culturali del quartiere. Un prete illuminato (don Gallo) ce ne ha dato la possibilità, dei soldi a fondo perduto (all’epoca c’erano ancora) ci hanno permesso di ristrutturare la sala, la caparbietà, capacità e forza di coesione di Damiano Accattoli, presidente della nostra associazione, ci ha permesso di portare avanti questa sfida.
Il Quartiere San Salvario ha rappresentato un ostacolo o invece un contesto positivo per le diverse iniziative?
A S. Salvario ci siamo nati, è la nostra casa. E’ stato il caso a volere che la sala fosse qui, o forse l’Associazione Baretti è nata proprio perchè la sala era qui. Poco importa. Di certo le difficoltà di questo quartiere non ci hanno spaventato, anzi abbiamo riscontrato un gran bisogno di spazi socioculturali per far esprimere, dialogare e incontrare le mille anime del quartiere di ogni età e provenienza.
Ci puoi spiegare come si è realizzato il coinvolgimento di varie realtà del quartiere (anziani, donne, gruppi giovanili, immigrati..).
Non è così facile e non ci siamo ancora pienamente riusciti nonostante diverse importanti iniziative. Ora siamo concentrati per sviluppare ulteriormente questo aspetto. L’idea è quella di essere coadiuvanti, di facilitare la trasmissione dell’espressione artistica. E’ appena nato, a tal proposito, un nuovo progetto “cantiere di arti varie” che offre ai ragazzi nel pomeriggio (spesso allo sbando in quanto la scuola non ha più i soldi per occuparsene) corsi ad offerta libera di musica, teatro e danza
Da tre anni il martedi la sala del Baretti è piena di persone che seguono la rassegna “Cinema invisibile – Portofranco”. Come si spiega un simile successo in un momento in cui tv, internet, dvd, soffocano tutte le espressioni del cinema di quartiere?
E’ un progetto che l’Associazione ama molto. I film che passiamo (visionati e scelti da un gruppo di persone esperte, o solo amanti del cinema, tutti soci del Baretti) sono caratterizzati da argomenti sociali o di impegno politico, di qualità. Produzioni importanti (spesso con riconoscimenti internazionali) provenienti da tutto il mondo che hanno avuto nel nostro paese poca o nulla distribuzione. Funziona, e funziona molto bene, perchè è un prodotto di alta qualità che in pochi fanno. Ad esempio l’ultimo film proiettato, “Paradise now”, del regista tedesco-palestinese Abu Assad Hany, riguardava la storia di un giovane di Nablus che per riscattare l’onta di aver avuto un padre collaborazionista accetta una missione suicida in Israele, con tutti i dubbi ed i retroscena umani..
Attualmente si parla di tagli alla cultura ed in particolare nel contesto delle attività legate al cinema ed al teatro che di fatto esistono solo se supportate da finanziamenti pubblici. Quali difficoltà state incontrando? La chiusura di “Documè” è alquanto eloquente.
La situazione è triste, noi galleggiamo a vista (per fortuna in questo campo Damiano e Federico, Presidente e amministratore, sono molto bravi). La politica culturale è un bel disastro, in particolare per la non trasparenza dei finanziamenti e peggio ancora per la mancanza di una politica sulla linea di distribuzione fondi. Capisco che dei tagli ci debbano essere, ma motivate le vostre scelte. Diteci quanto, perchè e su che base con quali criteri tagliate fondi alle varie realtà finanziate. L’altro grosso problema che mette in ginocchio tutti quanti sono i ritardi (come minimo annuali) dei pagamenti. Come dicevo la situazione è triste, e “Documè” ne è stata una vittima. Nonostante riuscisse ogni lunedì a riempire il cinema con i suoi interessanti documentari da tutto il mondo.
Quali prospettive future per il mantenimento di tante iniziative che hanno avuto significativi riflessi sul piano del dialogo e della socialità tra le varie componenti etniche e sociali del quartiere?
La speranza sono i ragazzi, i nostri e gli immigrati di seconda generazione, che stanno andando a scuola e crescendo insieme. E’ proprio con le scuole del quartiere che stiamo progettando nuove forme di collaborazione sostenibile.
Quali sono i vostri rapporti con le istituzioni locali (Circoscrizione, Comune e Regione)?
Con la circoscrizione 8, quella di San Salvario appunto, abbiamo un ottimo dialogo ed un piccolo sostegno. Con il Comune un dialogo e un buon sostegno. Con la regione un sostegno. Ma il tutto avviene molto dilatato nel tempo.
Quale sarebbe il cinema-teatro che vorresti realizzare o che sogni per il futuro?
Un buon cinema, un bel teatro con annessa una libreria e un bistrò e guadagnare di più, continuando a lavorare con la donna che amo e con i mie amici.
Cosa ti piace del tuo lavoro, della tua esperienza? Pensi di continuare ancora per molto con il Baretti o vedi altre strade nel tuo futuro?
Fare parte di questa realtà impegnandomi con tutta la serietà e professionalità possibile per il Baretti.Io qui mi esprimo e mi sento felice.”
di Moreno D’Angelo
Per info e programmazione del Cineteatro Baretti cliccate su: www.cineteatrobaretti.it
via Baretti, 4 Torino
011 655187