“Prendendo in considerazione la fedeltà ed i buoni sentimenti delle popolazioni Valdesi…” così iniziava l’editto (le “Lettere Patenti”) che nel 1848, il 17 febbraio, concesse finalmente ai Valdesi tutti i diritti civili e politici, oltreché la libera professione del culto. Dopo secoli di persecuzioni e massacri, che portarono ad un vero e proprio esodo dei Valdesi dalla Francia e dal Piemonte verso tutto il mondo, il Re Carlo Alberto garantì la libertà di culto nel Regno di Sardegna. Poco più di un mese dopo, il 29 marzo 1848, anche agli ebrei vennero riconosciuti pieni diritti. Un vento di libertà soffiò sull’Italia, gli uomini finalmente erano considerati allo stesso modo senza distinzioni.
In Piemonte nella notte fra il 16 e il 17 febbraio si festeggia questo editto che pose fine alle secolari discriminazioni e portò la libertà di religione nello stato sabaudo. Tutte le valli valdesi, dalla Val Chisone, alla Val Pellice alla val Germanasca, nella notte si riempiono di falò, il segnale che la libertà sta arrivando. La festa, da sempre, non ha un carattere religioso ma civile. Intorno al falò si raduna tutta la popolazione al di là delle differenziazioni politiche, culturali, religiose, per una grande festa popolare. Una data importantissima quindi, consapevoli che la libertà di coscienza è una delle libertà fondamentali di uno stato democratico.
A San Salvario, dopo l’emancipazione, pose radice la comunità valdese di Torino: qui venne costruita la prima chiesa protestante della città, nel 1853, lungo corso Vittorio Emanuele e venne creato l’ospedale Valdese che ancora oggi, seppur minato dai piani della Regione, è una forte presenza per il quartiere e la città intera. Qui inoltre ha sede l’importante libreria e casa editrice Claudiana, che in particolar modo è dedita a diffondere testi sul protestantesimo, l’ebraismo, le religioni tutte. Analogamente il quartiere ospita anche il Tempio Israelitico e, pian piano, molti culti hanno trovato casa a San Salvario.
Fotografia da pinerolo.torinotoday.it