Lo scorso 3 febbraio un senzatetto è morto di freddo in largo Montebello, nel quartiere di Vanchiglia. Sono sempre di più le persone senza fissa dimora che vivono nelle strade di Torino ma che non voglio o non possono essere ospitati nei dormitori. Qui di seguito riproponiamo un breve reportage di qualche tempo fa fra le stazioni di Porta Nuova e Porta Susa:

Paola ha 74 anni ed è sola, vive in mezzo alla strada e di notte è costretta a rifugiarsi nelle stazioni per sfuggire alla morsa del gelo, a volte viaggia fino alla Centrale di Bologna “perché lì i vigilantes chiudono un occhio e non mi cacciano fuori”. Anche lei, come tanti altri, mercoledì sera è a Porta Nuova, seduta su una panchina con quello che le rimane, nulla più che un trolley con abiti e coperte.
In mano ha un biglietto del treno, le serve per convincere gli agenti della Polfer a farla rimanere in stazione per la notte.
“Vivevo in un alloggio a Chieri dove facevo volontariato aiutando gli anziani in difficoltà – racconta Paola, mentre i suoi occhi azzurri si gonfiano di lacrime – poi mi hanno sbattuto fuori e ho iniziato a girovagare”. Fa la spola tra Bologna e Torino e la notte si arrangia: a volte dorme dalle suore, altre direttamente in stazione. Eppure Paola, che ha una pensione di 450 euro, ha provato a cercare una sistemazione: “Qui a Torino ho cercato un monolocale tramite le agenzie ma non me lo affittano perché sono troppo vecchia e malmessa, così mi ritrovo qui, in mezzo alla strada”.
In stazione arrivano i City Angels con bevande calde e cibo, Paola prende un caffè e una fetta di panettone, con un contegno esemplare ringrazia i volontari e racconta della sua vita sfortunata, del figlio che si è completamente dimenticato di lei salvo poi chiederle dei soldi per Natale e del marito che da quattro anni è ricoverato in un istituto: “Lo amo e non gli metterò mai le corna”.
A Porta Nuova c’è anche Mario, ha i vestiti bagnati perché un’ora prima si è gettato nel laghetto di piazza Carlo Felice per salvare un cucciolo di Labrador che poi ha consegnato ai vigili urbani. Barba incolta, neanche 40 anni, è uno di quelli che dormono al binario 20, anche quando gli ingressi sono chiusi Mario riesce a intrufolarsi in stazione, sovente in maniera rocambolesca, calandosi dal ponte ferroviario di corso Sommeiller: “Preferisco dormire nel deposito treni piuttosto che andare a farmi derubare nei dormitori, tra ubriachi e violenti, come ho detto al sindaco Fassino quando l’ho incontrato. Dopo l’incendio alla stazione Lingotto – Mario allude al rogo che il 4 gennaio scorso ha ucciso un senzatetto che dormiva in un vagone deposito – in molti si stanno spostando qui a Porta Nuova e la situazione si è fatta difficile perché la polizia fa più controlli”.
I City Angels, nelle loro uscite notturne, distribuiscono cibo e bevande calde ai bisognosi, ma anche coperte e vestiti. Nel parcheggio di via Nizza fuori dalla stazione vengono di fatto “assediati”: c’è Salvatore, una vecchia conoscenza, che si accontenta di un tè caldo e c’è Mohamed, tunisino, che ha bisogno di calze, mutande e pantaloni. Poi arrivano tre uomini del Bangladesh, anche loro vogliono dei vestiti, soprattutto giacche invernali, che controllano minuziosamente prima di sparire in cerca di un posto caldo dove dormire.
A Porta Susa la scena è identica, i volontari dei City Angels, che molto spesso terminano i loro giri notturni all’alba, devono far fronte a una miriade di richieste: chi ha bisogno di una calzamaglia, chi di una coperta, chi semplicemente vuole fare due parole. Pino, originario di Crotone, è arrivato a Torino nel 2006, durante le Olimpiadi, da allora dorme sui cartoni sotto i portici e mangia alle mense dei poveri: “Io ci andrei nei dormitori, ma rubano e per stare sveglio a controllare la mia roba preferisco dormire in strada”.

Thomas Ponte, CronacaQui, 9 gennaio 2015

Fotografia in copertina da Carlo Marenco Flick’r

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