Poesie?
Esatto poesie avete letto bene.
Ma non è un blog su San Salvario?
Si lo è, potete considerare questa nuova rubrica la pecora nera della famiglia di Sun Salvario.
Quindi ci saranno dei sonetti o dei madrigali?
Non proprio.

Le poesie di cui mi occuperò sono poesie composte da me rifacendomi agli haiku ( 俳句 la cui pronuncia giapponese è /haikɯ/ con tono basso su /ha/ e tono alto su /ikɯ/ ) un genere con cui già Kerouac si era cimentato dando vita ai sui splendidi american haikus.
Cos’è un haiku? E’ un breve componimento di tre versi per un totale di diciassette sillabe, i cui versi sono divisi rispettivamente in 5,7 e 5 sillabe.
I miei componimenti sono rivisitazioni della struttura originale di questo tipo di opere, io mantengo l’assenza di titolo, la semplicità e la sintesi utili a cristallizzare i particolari di una scena del presente, potete vederla come una sorta di istantanea; a questa struttura tolgo la rigidità della metrica e aggiungo all’immagine i miei stati d’animo del momento.
Vi spiego perché non rispetto la metrica, penso che la rigidità delle sue regole sia ormai superata, quindi non usandola cerco di svecchiare questo genere letterario e se possibile di adattarlo al contesto culturale odierno.
L’assenza della metrica mi permette, come scritto sopra, di inserire le mie emozioni, potete considerare questi haiku delle schegge ovvero dei frammenti di un insieme costituito dall’immagine globale e dai miei sentimenti di quell’istante che viene distrutto nel momento in cui scrivo e di cui si salva appunto una scheggia.

Vi ho spiegato una parte del titolo, ma l’angolo cosa centra? E’ una parola che mi è sempre piaciuta, al di là del suo significato puramente geometrico, serve ad indicare un punto d’incontro che può essere interno (una stanza ad angolo) od esterno, dove assume il carattere di un punto d’incontro sociale, pensate alla classica situazione in cui dovete incontrare qualcuno e gli dite o vi dice: “ vediamoci all’angolo tra…”. Un’altra accezione che questa parola ha assunto nel corso degli anni, specialmente nella cultura urbana americana, si riferisce al corner boy, il ragazzo dell’angolo colui che si trova in prima linea nello spaccio, il primo gradino per la scalata alla gerarchia del crimine, scalata vista come via d’uscita dalla situazione di disagio del quartiere, è lo step per passare da piccolo player del Game ( vengono chiamate così a livello gergale le attività criminali) a quello che comanda i giocatori, in un’ottica di rivalsa sociale deviata.

Ho scritto volutamente quartiere perchè la piattaforma che mi ospita parla di un quartiere in tutte le sue sfumature dalla vita notturna esagerata di questi ultimi anni alle iniziative culturali, dalle testimonianze del melting pot che dagli anni ‘70 lo caratterizza, ai problemi di cui soffre.
E’ il quartiere in cui sono nato e cresciuto, stretto tra il Valentino e Porta Nuova, un quartiere che amo e che per me è un angolo di pace, il mio cantuccio, un luogo d’incontro su più livelli non solo personali, ma, non c’è bisogno di nasconderlo, anche di corner boys.

Vi lascio alla lettura dei miei primi quattro haiku:

“ Brucio sere in gocce e note/come rotoli di magnesio intorno a un Faro”

” Cospargi di misantropia il tuo corpo/ solo così in mezzo ai medi/sarai imperatore”

“ Eterne rimangono le nubi/ perpetue fotocopie della terra”

“Tra sabaude mura di rubatà/dove l’assenza del presente/inceppa di algida ruggine/i vuoti ingranaggi/mossi a fatica dal disio/di bagni di vento/asciugandosi con azulejos e nuvole”

Vincent H. Macomber

P.S. Vi consiglio di leggerle ascoltando questa canzone:

Bonobo – Sapphire

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